Diga di Vetto, finanziato lo studio

Il governo stanzia 3,2 milioni. L’assessore regionale Mammi esulta: "Risultato storico per due province"

Diga di Vetto, finanziato lo studio

Diga di Vetto, finanziato lo studio

di Francesca Chilloni

Diga di Vetto: sono finalmente stati stanziati i fondi che serviranno per realizzare lo Studio di fattibilità tecnica, economica e ambientale sull’opera più adatta per la Val d’Enza. Il Ministero delle infrastrutture, guidato dal vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, ieri ha dato il via libera a sette decreti per le altrettante Autorità di Distretto, finanziando con oltre 19 milioni 841mila euro 21 progetti: "Un impegno concreto contro la crisi idrica".

All’Emilia-Romagna arriveranno 3,2 milioni per lo studio che potrebbe portare alla realizzazione del grande invaso sul torrente Enza tra le province di Reggio e Parma. Uno studio che però non risolverà nell’immediato i problemi connessi alla siccità e ai cambiamenti climatici dato che, per cantierare un’eventuale diga, saranno necessari un progetto definitivo e uno esecutivo, con relativa gara d’appalto.

"Notizia attesa da tempo – commenta l’assessore regionale Alessio Mammi – un risultato storico per le due province, in particolare per quanto riguarda la progettazione irrigua a tutela della produzione del Parmigiano Reggiano. Ringrazio il Governo". Mammi aggiunge: "Ora serve un’accelerazione amministrativa - a partire dalla semplificazione delle procedure - per realizzare la progettazione che servirà a individuare l’opera migliore dal punto di vista dei fabbisogni idrici".

I 3,2 milioni di euro, finanziati con le risorse del "Fondo progettazione per fronteggiare l’emergenza idrica" istituto dal Governo Draghi e richiesti dall’Autorità di Distretto su indicazioni della Regione, saranno integrati dalla Regione stessa con 300mila euro. La progettazione si inserisce in uno studio più ampio che, spiegano dall’assessorato, "prevede altri interventi propedeutici come il miglioramento dell’efficienza delle reti per ridurre dispersioni, il riutilizzo degli ex laghi Enel, il recupero di ex cave come bacini irrigui, la realizzazione della traversa di Cerezzola. Si sta pertanto portando avanti un piano organico sulla Val d’Enza".

Soddisfazione è stata espressa da Alessandro Corchia, direttore Coldiretti Reggio, e dai consiglieri regionali della Lega Gabriele Delmonte e Maura Catellani, reggiani, e dal capogruppo Matteo Rancan. Lo studio di fattibilità contribuirà a superare le polemiche politiche che da quasi 34 anni vedono contrapposti ambientalisti e mondo agricolo, paralizzando l’opera sull’Enza mentre già adesso le falde sotterranee reggiane sono ai minimi e il fiume Po presenta enormi spiagge nella zona di Boretto e Guastalla. Era il 1987 quando iniziò la realizzazione della diga all’altezza della stretta di Vetto, alla confluenza del torrente Lonza e l’Enza, secondo il progetto redatto dallo Studio di ingegneria idraulica Claudio Marcello. Venne costruito un primo manufatto in cemento armato (il "taglione"), base per una diga di inerti, ma rapidamente arrivò l’ordine di bloccare il cantiere a causa di proteste ambientaliste ed animaliste. Da allora il dibattito è stato feroce ma ingessato: da una parte la componente verde del centrosinistra al governo di Regione e nel Reggiano, dall’altra i rappresentanti del settore agricolo che vorrebbero un invaso con una capienza di almeno 100 milioni di metri cubi, in Regione si ipotizzava un lago da 27 milioni.