Disturbi alimentari, boom di casi

Colpite soprattutto le ragazzine. "Alla mancanza di libertà si è aggiunto il senso di precarietà"

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Ragazze e ragazzi sempre più giovani di 12, 13 anni che arrivano ai Servizi sanitari sottopeso e in condizioni organiche gravi. Troppe impreviste novità tutte in una volta, in un anno segnato dalla permanenza in casa in piena adolescenza, un’età in cui si tende ad aumentare la distanza dai genitori ed è fondamentale muoversi, fare sport e confrontarsi con i coetanei.

"Le molte e inaspettate privazioni – spiega la responsabile del programma dei Disturbi del comportamento alimentare (Dca) dell’Ausl di Reggio, Anna Maria Gibin (foto) – hanno pesato enormemente sui giovani e purtroppo abbiamo visto che i disturbi del comportamento alimentare in un anno sono raddoppiati, soprattutto nella fascia d’età 12-14 anni".

Per fare fronte alle esigenze determinate dal periodo contingente l’Ausl è in prima linea con i suoi professionisti e i servizi di consulenza dedicati nell’ambito del Dipartimento di salute mentale e dipendenze patologiche anche grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie e del sito internet aziendale.

Alla vigilia della giornata dedicata ai disturbi dell’alimentazione – in programma domani – l’Asl fa sapere che nel 2020 sono 163 i nuovi accessi negli ambulatori del Dca. I pazienti in carico al servizio salgono a 305: 21 maschi e 284 femmine. Di questi 126 sono anoressie e 122 sono disturbi alimentari non specificati. Tra questi molti sono casi di restrizione di cibo: quindi ben 248 hanno presentato problemi di denutrizione. Sul totale dei pazienti seguiti per disturbi del comportamento alimentare, 211 hanno dai 12 ai 30 anni.

Nella fascia 15-30 anni i pasti assistiti (che hanno lo scopo di fare sviluppare la motivazione alla cura di sé e sostenere i pazienti nella gestione dell’ansia derivata dal consumo del cibo) nel 2020 sono stati 1.294. Con il Covid si sono svolti per via telematica con i pazienti che sono stati seguiti tramite il web dalla dietista e dalla psicologa. Nel 2020, nella fascia d’età 15-30, i ricoveri sono stati 15, 14 femmine e 1 maschio. Nel 2019 furono 7. Non solo. Tra il 2019 e il 2020 sono aumentati i pazienti in fascia d’età 12-14 anni, passando da 8 a 26 (225% in più).

"Alla privazione della libertà si è aggiunto il senso di precarietà", sottolinea la dottoressa Gibin. " Occorre essere flessibili e tolleranti, aggiustare di volta in volta, perché le reazioni dei ragazzi sono diverse. E’ fondamentale in primis creare equilibri dinamici con noi stessi e in famiglia che ci aiutino a tenere duro".