Ferì il fratello con una rastrellata

A processo un 81enne. La lite esplose sull’eredità lasciata dal maggiore, trovato assassinato anni prima

Ferì il fratello con una rastrellata

Ferì il fratello con una rastrellata

di Alessandra Codeluppi

È approdata al processo la violenta lite tra due fratelli anziani che avvenne nell’estate 2020 a Lemizzone di Correggio. Il maggiore, Mario Silingardi, deve rispondere di lesioni aggravate nei confronti dell’altro: secondo una prima ricostruzione investigativa, il 5 agosto di tre anni fa, i due uomini, che abitano a San Martino, discussero per questioni economiche, pare legate all’eredità, nella loro proprietà agricola di Lemizzone dove aveva abitato il loro fratello più grande.

Quest’ultimo, Aldo Silingardi, fu ucciso nel 2012, a 78 anni, da una persona che lo colpì al capo. A oggi, nonostante gli sforzi investigativi, il delitto appare ancora avvolto dal mistero: non si è infatti riusciti a dare un nome a chi lo uccise. Otto anni dopo, il litigio tra i due fratelli Mario e Leo culminò in una violenta aggressione: Mario, che allora aveva 78 anni, colpì il 76enne Leo Silingardi con un rastrello. Quest’ultimo riportò alla testa una ferita grave: fu ricoverato all’ospedale Santa Maria Nuova e qui sottoposto a un intervento chirurgico al capo - rimanendo per qualche giorno in prognosi riservata - e anche alla ricostruzione di un orecchio. A seguito degli accertamenti dei carabinieri, per Mario scattò la denuncia per lesioni personali aggravate, reato del quale ora è chiamato a rispondere davanti al giudice Francesca Piergallini: nella prossima udienza, prevista entro fine mese, sarà interrogato l’imputato, che è assistito dall’avvocato Vittorio Lauro Spagni. Il fratello Leo si è costituito parte civile attraverso l’avvocato Giulio Cesare Bonazzi. Questa vicenda non era isolata: da quanto emerso già in passato un diverbio tra i fratelli, sfociato in danneggiamenti materiali, approdò al tribunale, culminando in un accordo davanti al giudice di pace. Mentre il fatto di sangue più grave che riguardò la famiglia è a tutt’oggi un giallo. Ormai undici anni fa, il 9 luglio 2012, nella stessa casa di via Lemizzone dove avvenne la violenta lite, fu infatti trovato il corpo senza vita di Aldo Silingardi, detto Abbo, che abitava lì da solo: fu ucciso con colpi inferti alla testa con una sedia e il piede di un tavolo. Dalle prime risultanze investigativi si pensò a una rapina finita male, perché da casa mancava il portafogli del 78enne, ma poi prese più forza l’ipotesi che forse la vittima conosceva l’assassino.

Il cadavere venne trovato alle 19 circa riverso in cucina dal fratello Leo, che era andato a cercarlo in campagna, ma senza trovarlo: secondo l’autopsia, la morte risaliva a un paio d’ore prima. Furono eseguiti test sui fratelli, ma non emersero indizi utili agli investigatori. Sulla morte di Aldo rimasero solo congetture e nessuna certezza.