Franca Giansoldati, da Casina al Vaticano: raccoglie le confessioni segrete degli anti-Bergoglio

Vaticanista del Messaggero, ha mosso i primi passi nei giornali locali. Adesso viaggia in aereo col Papa, lo intervista liberamente. E scrive libri sui ‘mal di pancia all’inter’no della Chiesa

Da Casina al Vaticano, Franca Giansoldati raccoglie le confessioni segrete degli anti-Bergoglio

Da Casina al Vaticano, Franca Giansoldati raccoglie le confessioni segrete degli anti-Bergoglio

Reggio Emilia, 8 maggio 2023 – Nel libro ‘In buona fede’, pubblicato da Solferino appena uscito, la vaticanista Franca Giansoldati affronta in un articolato dialogo della Chiesa del XXI secolo con l’ex Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale tedesco Gerhard Mueller, punto di riferimento dell’ala conservatrice. La giornalista e scrittrice di Casina, dov’è nata il 16 agosto 1964, è riuscita in una difficile impresa. E’ la prima volta che questo illustre teologo analizza con tanta libertà gli ultimi due pontificati.

Con che premesse è iniziata l’intervista?

"Tutto è stato avviato dopo una serie di regole che abbiamo condiviso. Abbiamo concordato che le domande che gli avrei fatto necessitavano totale libertà così come di un linguaggio privo di qualsiasi sfumatura diplomatica. Il testo doveva essere il più possibile divulgativo e capace di offrire al lettore chiavi di lettura inedite. E così è stato. Il testo non è mai stato cambiato, né censurato. Il cardinale ha parlato con una parresia fuori dal comune, senza i soliti filtri diplomatici o il tipico linguaggio ecclesialese. Mueller è stato di parola. A volte mi stupivo io stessa dell’assenza di filtri. Sono servite 75 ore di intervista".

Politica estera del Vaticano, gestione degli scandali di pedofilia, questioni di genere, aborto e fine vita, rinuncia di Ratzinger. Questo libro è scottante. Quali movimenti agitano la Chiesa?

"Dal quadro che dipinge il cardinale Mueller si capisce molto bene quanto la Chiesa oggi sia lacerata, spaccata, indebolita più che mai al suo interno. Il pontificato di Papa Francesco visto dal di dentro appare un po’ diverso dall’immagine popolare e di successo che è veicolata dai media. Mueller spiega che ciò che indebolisce il pontificato ha a che fare con una scarsa coerenza di fondo tra l’applicazione delle regole esistenti, e le spinte che arrivano dall’esterno, spesso in contrasto con il Magistero. Così per non scontentare nessuno il Pontefice finisce per avere un modo di procedere a zig zag, ondivago e questo contribuisce a creare ulteriore confusione interna".

Lei è stata la prima donna a intervistare il Papa, nel 2014, seconda soltanto a Caroline Rémy a fine Ottocento.

"Quando chiesi a Francesco di potergli fare un’intervista eravamo in aereo, in uno dei primi viaggi che faceva. Gli sottolineai che si trattava del Messaggero, il giornale storico della capitale. Mi rispose: ci penso. Non mi disse ‘no’. Poche settimane dopo mi fece chiamare per dirmi che era disposto a farla, di preparare quindi gli argomenti riguardanti ‘solo’ la città di Roma. Così pensai a una trentina di domande. Quando fui davanti a lui però, a Santa Marta, alla mia seconda domanda si esaurì il tema perché mi disse: guardi, io non conosco Roma, mi faccia pure le domande che vuole. E a quel punto mi sono sbizzarrita con la più ampia libertà. Ricordo quel momento con grande piacere, riuscimmo pure a ridere in un paio di passaggi della conversazione. Una persona alla mano, che mette subito l’interlocutore a suo agio, molto empatico e curioso. Perché alla fine mi fece lui diverse domande".

Ha capito presto che voleva diventare giornalista o ci è voluto un po’ di tempo?

"Il pallino per fare questo mestiere è qualcosa che hai o non hai. E’ una specie di fuoco perenne. La caccia alle notizie è un automatismo, un riflesso pavloviano. Personalmente mi reputo fortunatissima per avere capito subito che questa era la mia strada. Tanti ragazzi faticano a coltivare le proprie passioni, o anche a individuarle".

Insieme a Lucia Annunziata e una manciata di colleghi è stata assunta in una start up che ha dato vita a un’agenzia di stampa, oggi fra le più importanti. Che cosa ricorda di quel fervido periodo?

"Lucia è stata una grandissima maestra e un’amica. Mi ha aiutata a fare il salto nell’analisi geopolitica. Quel periodo era assai complesso, si affacciava sulla scena internazionale il dramma dell’Undici Settembre e delle strumentalizzazioni dell’Islam".

L’interesse per le religioni e la religione cristiano-cattolica era già vivo in lei o ci si è avvicinata col giornalismo?

"Sono diventata vaticanista per caso. Nel 1992 quando iniziai a lavorare alla Adnkronos vincendo una borsa di studio fui incaricata di seguire un convegno organizzato dal Vaticano solo perché in quel momento non c’era nessun altro collega disponibile. L’esperimento andò bene e alla fine quel settore che non interessava tanto me lo lasciarono. E fu l’inizio del mio cammino".