Il branco faceva quadrato ’Fratello, sanno tutto...’

I due arrestati hanno provato a influenzare i testimoni, a cambiare i nomi sui social e a bloccare i profili

"Sanno tutto fratello, sanno tutto. Sanno che Kevin gli ha tirato un pugno e che Daniele gli ha tirato il sasso e che c’eri anche te. Sanno pure che spaccio le canne". E ancora: "Tu digli quello che vogliono sentire e basta: cioè devi dire le risposte che vogliono loro". Un ambiente permeato dall’omertà e dallo spirito di appartenenza, tipici delle bande giovanili. I due indagati hanno dimostrato di agire con logiche tipiche del branco. È così che il pm Pantani definisce il contesto nel quale è avvenuto il terribile pestaggio ai danni del giovane Giuseppe Checchia. I due indagati avrebbero fatto parte di un gruppo più vasto che agiva con, appunto, dinamiche da branco: una banda vera e propria. E sarebbero stati in grado di ’influenzare’ anche i testimoni, vista la spiccata ‘indole violenta’. Portati in caserma e sentiti come testimoni, infatti, i tanti ragazzi presenti quella notte – molti dei quali amici degli arrestati ma non solo – hanno cercato di coprirsi le spalle l’uno con l’altro ma, soprattutto, di trovare una versione comune per evitare eventuali denunce o rischiare di essere coinvolti in qualche modo nella terribile vicenda. Il pm, nel richiedere la misura cautelare, fa presente come il lancio di quel grosso e pesante sasso integri un tentato omicidio addebitabile a Vernucci, essendo prevedibile che una simile azione potesse portare all’evento morte. Secondo alcuni testimoni, tra l’altro, il 21enne si avvicinò alla vittima impugnando già la pietra: da qui l’evidenza di una intenzionalità aggressiva.

Per quanto riguarda la posizione del ragazzo appena maggiorenne, Coppolecchia, secondo la procura la condotta dello stesso non può non concorrere in tale grave delitto essendosi avvicinato alla vittima – accerchiata da molti soggetti e quindi in uno stato di minorata difesa – insieme all’amico che già impugnava la pietra. Il pugno che gli avrebbe scagliato il 18enne avrebbe agevolato il lancio della pietra, avendo fatto indietreggiare la vittima. Secondo il pm entrambi gli indagati si sono accaniti con calci su Giuseppe, ormai riverso a terra come dichiarato da una delle testimoni. Non solo: secondo la procura il fatto denota una eccezionale propensione a delinquere. I due aggressori, consapevoli delle indagini in corso hanno anche cercato di cambiare il loro nominativo e bloccare i profili social. Nonostante la giovane età – infine – secondo il pm è emersa negli indagati una spiccata pericolosità sociale e la misura cautelare in carcere è anche legata al fatto che i giovani arrestati avrebbero potuto contattare i testimoni – molti dei quali reticenti – al fine di far loro cambiare le dichiarazioni fatte e influire su quelle future.

v. r.