Il fidanzato la faceva prostituire

In tribunale ricostruita una squallida vicenda di violenza in cui era coinvolta un’intera famiglia

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"Botte per spingerla ad andare in strada e prostituirsi". È emerso anche questo particolare nel processo che vede imputato un rumeno, che vive all’estero, nei confronti della sua fidanzata. Lui e tre membri della sua famiglia avrebbero lucrato sulla giovane, costretta a vendere il proprio corpo e a consegnare il guadagno a chi avrebbe dovuto volerle bene.

I tre familiari, che abitavano nel Reggiano e vivevano con la ragazza, sarebbero stati coordinati dal 26enne direttamente dalla sua patria natale. Secondo la ricostruzione investigativa, la madre di lui lo coadiuvava nel controllo, intascando parte dei soldi guadagnati dalla ragazza mandata sulle strade; la figlia l’avrebbe anche picchiata pur di assicurarsi che lei facesse il mestiere, e avrebbe versato parte dei profitti al fratello in Romania; il compagno della figlia avrebbe stabilito tariffe e modalità delle prestazioni sessuali coi clienti, tenendosi una percentuale.

I tre parenti reggiani hanno già definito la propria posizione attraverso rito alternativi, mentre a processo con rito ordinario c’è il fidanzato, che deve rispondere di sfruttamento della prostituzione: lui l’avrebbe ritenuta "una sua esclusiva proprietà", tanto che a lei erano stati tolti pure i documenti perché non si allontanasse.

Ieri mattina, davanti alla Corte dei giudici presieduta da Cristina Beretti, a latere Silvia Semprini e Matteo Gambarati, un agente della questura ha ripercorso alcune intercettazioni significative: "Emerge il trasferimento dei codici per il ritiro del denaro". E anche il "debito di 20mila euro" che la parte offesa aveva verso la famiglia e che doveva ripagare prostituendosi.

Nonché la trattativa ventilata per la vendita della donna a 5mila euro, se non avesse seguito le imposizioni.

L’avvocato difensore Carlo Padula ha chiesto se vi siano documenti che comprovino il ritiro dei soldi da parte dell’imputato, ottenendo risposta negativa.

Il 26enne non si è mai presentato in aula e anche il legale non ha mai avuto modo di parlargli.

Si prosegue in marzo con altri due testimoni e la discussione.

Alessandra Codeluppi