Il tesoro dei libri antichi torna nella Biblioteca Capitolare

Le sale di Palazzo dei Canonici riapriranno le porte ai cittadini dopo 70 anni. Ieri l’inaugurazione. Il vescovo Morandi: "La Chiesa è custode della cultura"

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Ha riaperto le sue porte l’Antica Biblioteca Capitolare di Reggio. Parte del Palazzo dei Canonici eretto nel 1445 e realizzata sul finire del Settecento, era chiusa dal 1953, vuota dal ’76. Vi si può accedere dal numero 4 di via Toschi e attraversando il porticato sopra il broletto si trova al secondo piano sulla facciata prospiciente Piazza Prampolini. Oltre all’ingresso centrale conta due sale ai lati e dovrebbe ospitare circa 25mila volumi, dal 1250 (col più antico Liber Figurarum di Gioacchino da Fiore) al Settecento. Monsignor Alberto Nicelli – vicario generale della Diocesi – ha spiegato che "da una parte si troveranno i fondi antichi, tra cui la ricchissima donazione del bibliotecario vaticano Giovanni Mercati, mentre dall’altra si ricollocheranno i testi trasferiti nel 1976 nella biblioteca del seminario". Il vescovo di Crema, il reggiano Daniele Gianotti, spiega che "ogni scaffale dovrà avere l’altezza perfetta per i volumi che ospita ed è un lavoro inevitabilmente lungo: il riposizionamento di tutti i testi è l’unica cosa che manca per il completamento".

"Non possiamo dire con certezza quando, ma di sicuro entro San Prospero. La biblioteca sarà aperta al pubblico con tempi e modi che sta stabilendo una commissione apposita", ha detto Nicelli. I reggiani potranno viverla, perché "i libri raccontano il passato, guardano il futuro ed evocano l’eterno e la Chiesa se ne è sempre presa cura", ha detto il vescovo Giacomo Morandi. Presente pure il predecessore, il vescovo emerito Massimo Camisasca (così come in platea c’era anche l’altro ex vescovo, Adriano Caprioli): "La parola come logos e verbum per il Cristianesimo è fondamentale e salva l’uomo, dobbiamo promuoverla in quest’epoca in cui i sentimenti l’allontanano dalla verità e la guerra prevale sulla logica dei popoli".

C’erano anche il sindaco Luca Vecchi e Giammaria Manghi in rappresentanza della Regione. Il primo ha sottolineato che "inaugurare un luogo che rinforza cultura e memoria e getta uno sguardo fiducioso al futuro è un momento importante per la città, a maggior ragione se i lavori sono stati complicati dal Covid". Manghi ha insistito sul "valore egualitario della cultura, non solo spiega e fissa la storia ma fa anche sì che tutti possano avere pari opportunità". Applausi per Angelo Dallasta, l’architetto che ha guidato il restauro e si è detto molto fiero ("Neanche un centimetro perso") e Cristiana Aresti soprintendente regionale ad archivi e biblioteche ("Spero diventi un luogo vivo, farebbe bene alla città"). I fondi per i lavori sono stati forniti dall’8x1000 della CeiI, da benefattori privati e dalla Fondazione Manodori, ieri rappresentata dal consigliere Leonello Guidetti.

Tommaso Vezzani