Il trattore venduto a sua insaputa e le false informazioni mediche

Secondo il pm Giannusa "il denaro è l’unico metro di misura della loro e altrui esistenza"

"Il denaro è l’unico metro di misura della loro e altrui esistenza". Così aveva scritto il pm Piera Cristina Giannusa chiedendo per i tre indagati la custodia cautelare in carcere. "Dalle conversazioni captate e dalla testimonianza del figlio minore di Silvia Pedrazzini e Riccardo Guida emergono le difficoltà economiche e il rifiuto di Giuseppe Pedrazzini di provvedere a loro tre". Il 9 dicembre 2021 il 77enne va all’ospedale Sant’Anna di Castelnovo Monti per lipotimia: gli viene prescritto un esame strumentale, "mai eseguito". Qualche giorno dopo Pedrazzini consegna alla ditta ‘La Montanara’ di Castelnovo Monti una motosega da riparare. Il 18 dicembre muore la suocera Giuseppina Colombari: "In concomitanza lui smette di uscire e di guidare". La figlia contatta la stessa azienda per vendere un trattore e un rimorchio. Il 30 dicembre i titolari vanno a casa di Pedrazzini per ritirare e pagare. Viene redatto un contratto, che Marta Ghilardini consegna con la firma del marito. Ma i titolari non vedono mai il 77enne. E c’è chi ha poi raccontato agli inquirenti di aver sentito l’anziano dire: "Questo trattore muore con me". Ghilardini ha riferito che la vendita era avvenuta all’insaputa del marito, ed è stata una decisione, da lei subita, della figlia e del genero. Anche un affittuario dei terreni di Ghilardini ha riferito che la 63enne gli aveva proposto di acquistare attrezzi e poderi, perché in difficoltà. Altra questione riguarda la salute di Pedrazzini: "Non risulta alcuna documentazione medica da cui si desuma che fosse peggiorata dopo le dimissioni dall’ospedale". Per il Riesame "appare incontrovertibile che siano stati proprio gli indagati a fargli credere di non essere in condizioni di camminare". Si evidenzia l’"assoluto disinteresse" degli indagati fino al decesso, l’8 marzo. E "la decisione, probabilmente già presa prima della morte, di disfarsi del suo corpo, occultandolo per prendere la pensione". Rita Gilioli, avvocato della 63enne Marta Ghilardini, dichiara: "Non ricorrerò in Cassazione. Dal Riesame la mia assistita emerge come succube e obbligata a fare ciò che le veniva detto. È vero che avrebbe potuto ribellarsi - riflette - ma si è ritrovata sola e, come tutti i genitori, ascoltava la figlia. E non aveva alcun movente". L’avvocato Naima Marconi assiste le tre sorelle e il fratello del 77enne: "Ora si sentono in parte sollevati. Il provvedimento mi pare pienamente compatibile con le loro dichiarazioni sull’impossibilità di avere contatti con Giuseppe".

al.cod.