LARA MARIA FERRARI
Cronaca

La bambina sulla tartaruga e il paradosso di Galliani

Quattro opere dello scultore montecchiese per la mostra ’Ad integrum’. Esposte fino al 19 novembre nella Basilica romanica di San Celso a Milano

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di Lara Maria Ferrari

Il marmo bianco di Carrara spicca ovunque ti giri, nella casa – atelier di Michelangelo Galliani (1975), a Montecchio. Materiale d’elezione dell’artista, cattura lo sguardo fugace e ci ricorda in un istante la sua essenza imperitura, in tempi di profonda incertezza come quelli che stiamo attraversando.

Galliani, che sta realizzando un’opera di grandi dimensioni per una collezione privata, è in pieno fermento creativo. Un fermento che lo ha portato a Milano in due occasioni. La prima, lo scorso 7 ottobre, per la presentazione dell’opera inedita ‘The Garden Cat’, nello show-room di Andrea Castrignano: "Un polittico contemporaneo, ispirato agli antichi polittici dell’arte iconica del Mille, che io ho riproposto con acciaio inox e marmo di Carrara, utilizzato come fosse un foglio su cui incidere bassorilievi",spiega Michelangelo.

La seconda occasione è stata l’inaugurazione alla Basilica di San Celso a Milano di ‘Ad integrum’, mostra personale a cura di Angela Madesani, visibile fino al 19 novembre. Promossa dalla galleria Cris Contini Contemporary e organizzata dall’associazione culturale L’Art Quotidien, in collaborazione con il Santuario di Santa Maria dei Miracoli, l’esposizione allude alla forza del frammento, elemento poetico ed evocativo che, come sineddoche di umanità perduta, della parte per il tutto, riesce a significare l’unità.

"Sono contento di poter esporre in una basilica romanica bellissima, risalente al Mille, questo mio progetto pulito ed essenziale – svela lo scultore -. Quattro opere di grandi dimensioni, fra cui un inedito sul quale ho lavorato per tanto tempo, che dialogherà con un’altra opera in cera vergine, collocata nell’area dell’apside".

Il percorso espositivo comprende, infatti, l’opera inedita ‘Twins’ (2020), in marmo bianco di Carrara, che ritrae una bambina seduta sul dorso di una testuggine, alludendo al più famoso paradosso di Zenone di Elea (Achille e la Tartaruga) e alla frammentazione del tempo.

Nascono, invece, come frammenti di corpi le opere intitolate ‘Fuggi’ (2018) e ‘Rebus vitae’ (2018), realizzate rispettivamente in marmo dell’Altissimo e marmo statuario di Carrara.

Vicino all’altare della basilica, un tempo sepolcro del martire al quale essa è dedicata, trova infine collocazione la scultura in cera vergine d’api intitolata ‘Col tempo’ (2010): una donna esanime distesa su un letto di piombo, la cui postura richiama la Santa Lucia del Caravaggio, con l’aggiunta di un ex voto ottocentesco a forma di cuore.

Ad accomunare le opere è anche il tema del tempo che, con il suo passaggio, lascia dietro di sé storia e memoria, in cui si esplica la poesia della vita e il suo fluire senza sosta. Chi conosce l’artista sa che il suo impegno è costante e continuo, una realtà in divenire, come ricorda bene la curatrice Madesani: "L’opera di Michelangelo è l’esito di un processo e non certo la tappa di un’evoluzione. È il tentativo, riuscito, di fare un lavoro contemporaneo con un materiale, il marmo, della tradizione, con il quale ha sin dall’inizio un rapporto viscerale".

Contestualmente al progetto risulta di fondamentale importanza il dialogo tra contenitore e contenuto, tra gli spazi della Basilica di San Celso, nota dall’VIII secolo d.C. e parzialmente ricostruita nel XIX secolo dall’architetto neoclassico Luigi Canonica, e le opere del montecchiese, che si è sempre posto in relazione con il concetto di classico. Orari: da martedì a venerdì dalle 15 alle 18, sabato e domenica dalle 10 alle 19.