L’incontro con Silvia Vecchini tra fiabe e mondo reale Scrivere è anche un modo per capire meglio noi stessi

"È stata molto simpatica e ci ha dato consigli utili spiegandoci che oltre ai libri bisogna imparare a leggere anche le persone"

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Il 25 marzo abbiamo incontrato al cinema Rosebud la scrittrice Silvia Vecchini. L’incontro è stato possibile grazie al progetto Baobab promosso dal comune di Reggio e dalla biblioteca Marco Gerra. Silvia Vecchini ha scritto molti libri, ma noi abbiamo letto in classe "Le parole giuste". La protagonista è Emma, una ragazzina dislessica, il cui padre ha una malattia renale, per cui dovrà sottoporsi a un trapianto. Emma diventa amica di Mathias, un suo compagno di classe. Alla fine del libro questa amicizia diventerà qualcosa di più e i due ragazzi sfileranno insieme alla festa di Carnevale. La Vecchini ci ha raccontato della sua passione per le fiabe: ci vengono raccontate da bambini, ma in realtà parlano di quando si cresce, ci dicono che incontreremo alcune prove e che potremo superarle. Ha anche dato consigli ai ragazzi che vogliono scrivere: bisogna imparare a leggere non solo i libri, ma le persone che stanno attorno a noi. Questo però non è facile perché, come dice Alessandra - un personaggio del libro - siamo tutti un po’ dislessici, cioè chiamati a ‘leggere’ gli avvenimenti che ci accadono, ma non sempre ci riusciamo nel modo giusto. Dobbiamo custodire la nostra curiosità e attenzione per tutto e domandarci: "Che cosa posso fare con le parole? Dove mi porteranno?" L’incontro è risultato interessante. Qualcuno ha apprezzato che la Vecchini, pur essendo una scrittrice di successo, non si desse arie. Altri sono stati impressionati dal fatto che da piccola non avesse molti libri e hanno pensato che questa cosa potesse incoraggiare molte persone a realizzare il proprio sogno. Tutti però abbiamo riflettuto su una sua osservazione a proposito del perché sia importante leggere. Non solo per imparare, ma soprattutto per capire meglio noi stessi: sapere chi siamo non è una cosa da poco.

Alexandra Diaconu ed Emma Isilibech (con la collaborazione di tutta la classe II G)

Disegno di Alexia Mospian II G