CLAUDIO LAVAGGI
Cronaca

Mario Monducci morto, Reggio Emilia piange l'ex parlamentare

Un malore fatale nella notte si è portato via il noto commercialista: tra pochi giorni avrebbe compiuto 70 anni

Mario Monducci (Foto Artioli)

Mario Monducci (Foto Artioli)

Reggio Emilia, 29 aprile 2020 - Se n’è andato all’improvviso, alla soglia dei 70 anni che avrebbe compiuto il 2 maggio, Mario Monducci, colpito due notti fa da un infarto che non gli ha lasciato scampo. Dire chi fosse Mario Monducci non è semplice, diviso tra l’attività professionale di stimato commercialista che esercitava sino a poco tempo fa in via Roma, quella di politico che aveva lasciato da diversi anni e quella sportiva che l’aveva visto per quindi anni in prima linea nella disciplina che amava di più, l’hockey su pista. Era poi sportivo a tutto tondo, tifoso della Reggiana in primis, ma anche di quel Lanerossi Vicenza di cui aveva copiato le maglie biancorosse per farle indossare alla sua società a rotelle, l’Amatori Reggio.

In politica era stato parlamentare alla Camera in rappresentanza del Partito Repubblicano Italiano nel 1983, dopo un’esperienza come consigliere comunale nel 1980. Del Pri è stato uno dei massimi esponenti, distinguendosi per le sue battaglie d’opposizione al Pci-Psi. Nel 1986 lasciò la Camera per motivi familiari e non finì la legislatura. Tornò così tra i banchi del consiglio comunale fino al 1995. E nel 2005 ritornò grazie alla lista civica Gente di Reggio che fondò, ottenendo il 5% dei voti. Monducci era radicalmente anti fascista, con suo zio, Glauco "Gordon" Monducci, che nel 1943 era stato comandante della squadra partigiana Gufo Nero.

Nella sua società sportiva nata nel 1987, l’Amatori Reggio, Mario Monducci era un po’ il padre-padrone, ma sicuramente più padre. In realtà la sua passione l’aveva già avvicinato all’hockey ai tempi della fondazione della Rotellistica Scandianese e poi di questo sport se n’era innamorato al punto di fondare una società con i dirigenti usciti per dissidi dalla Reggiana Hockey di Aguzzoli. Se l’Amatori perdeva una partita, non faceva più indossare quelle maglie alla propria squadra, con una sorta di non ci credo, ma non si sa mai. Negli spogliatoi voleva controllare tutto di persona, chiedeva ai giocatori come stessero… non gli piaceva sicuramente perdere. Aneddoti a volontà per un presidente con la P maiuscola che non lasciava niente al caso: si infervorava contro gli arbitri, ma al fischio finale le diatribe erano concluse. Guai a parlargli di mangiare il pesce: in una trasferta a Follonica, mentre nell’acquario del ristorante nuotavano pesci di ogni tipo, impose ai suoi, e pure ai giornalisti presenti, un sano riso in bianco ed una paillard con insalata e pomodori. Gli ultimi anni sono stati difficili, con diversi problemi fisici; ha avuto due mogli, i figli Stefano (ex portiere) e Francesco e gli amati nipoti Frida e Matteo che ora lo piangono. Lo ricorda la città tutta, forse un po’ in ritardo sui suoi meriti.