Mascherine ffp2, blitz all’Ausl a Reggio Emilia per il maxi-contratto

Ispezione delle Fiamme Gialle per studiare contratti da 5 milioni di euro stipulati in primavera

Un sequestro di mascherine contraffate (foto di repertorio)

Un sequestro di mascherine contraffate (foto di repertorio)

Reggio Emilia, 20 marzo 2021 - Blitz della guardia di finanza ieri mattina negli uffici amministrativi dell’Ausl di Reggio dove sono stati requisiti diversi documenti. Nel mirino, in particolare, alcuni contratti di fornitu ra, di diversi milioni di euro, affidati direttamente a ditte esterne nella primavera-estate scorsa – in periodo di lockdown causa pandemia – dall’azienda sanitaria locale per la fornitura di centinaia di migliaia di mascherine anti-Covid di tipo ‘Ffp2’ utilizzate poi da medici, infermieri e personale degli ospedali della provincia reggiana.

Il focus Appalti mascherine Ffp2: blitz della guardia di finanza all'Ausl di Reggio Emilia

L’informativa delle Fiamme Gialle – che scandaglierà minuziosamente i faldoni sequestrati – finirà nelle prossime ore sul tavolo della Procura al fine di accertare la regolarità delle operazioni contrattuali, nonché le certificazioni di conformità secondo normativa dei dispositivi di protezione individuale e la loro provenienza. Sulle eventuali ipotesi di reato si farà luce tramite un’inchiesta. Al momento al vaglio della magistratura ci sarebbero almeno tre posizioni.

«Si tratta di ispezioni di routine come sta accadendo in tutte le aziende sanitarie d’Italia. Con la guardia di finanza c’è sempre stata collaborazione", si dice serena la direttrice generale dell’Ausl, Cristina Marchesi (all’epoca della stipulazione dei contratti requisiti vi era ancora il dg Fausto Nicolini e Marchesi era direttrice sanitaria). Al momento non risulterebbero comunque avvisi di garanzia emessi, tant’è che occorre parlare di ispezione e non di perquisizione (concessa solo con un mandato della Procura). Insomma un’acquisizione di atti che potrebbe essere utile all’indagine – dunque ancora a livello primordiale in fase investigativa – che ha messo sotto la lente d’ingrandimento una serie di contratti dettagliati.

Tra questi ci sarebbe anche un affido diretto (quindi senza bando di gara, consentito in modalità emergenziale come per la pandemia durante il primo lockdown) a una ditta individuale trentina che si è lanciata nel business della produzione di mascherine. Quest’ultima – stando a quanto si legge nel sito web dell’azienda sanitaria locale, nella parte dell’amministrazione trasparente, trattandosi di soldi di spesa pubblica – ha ricevuto dall’Ausl una somma complessiva di oltre 5 milioni di euro (iva esclusa), spezzata in quattro tranches. Si tratta di "fornitura di mascherine chirurgiche" e "facciali Ffp2" occorrenti "all’Ausl di Reggio in estrema urgenza mediante procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando di gara. Emergenza Coronavirus Covid-19", come si legge nella descrizione dei contratti in oggetto (tra il 4 giugno e il 31 dicembre 2020), i quali sono quattro affidati alla ditta in questione, firmati dal dirigente del servizio di approvvigionamenti dell’Ausl.

Il più cospicuo è da 2,7 milioni di euro per "4 milioni di pezzi di mascherine chirurgiche a 3 strati, con elastici" al prezzo di 68 centesimi l’una. Il secondo da quasi 1,2 milioni per un quantitativo di 400mila mascherine facciali filtranti respiratori di tipologia Ffp2 al prezzo di 2,95 euro ciascuna. E gli ultimi due da 590mila euro l’uno per altre 400mila mascherine sempre di tipo Ffp2. I controlli dei finanzieri stanno avvenendo ora in tutt’Italia proprio per verificare la correttezza delle operazioni, dato che risalgono all’inizio e al clou dell’emergenza sanitaria quando c’era molta richiesta di dispositivi di protezione, risultando quasi irreperibili. Nel corso dell’anno di pandemia diversi sono stati diversi gli scandali – con ipotesi di reato a vario titolo – sulle mascherine con filoni giudiziari ancora in via di sviluppo.