Reggio Emilia, 12 marzo 2019 - Sette arresti contro la ’ndrangheta sono stati effettuati questa mattina nel reggiano e numerosi sequestri.
Coinvolge più regioni italiane il blitz contro la presenza della ‘ndrangheta in Veneto scattato stamani, con 33 arresti. Carabinieri e Guardia di Finanza hanno eseguito una cinquantina di perquisizioni, fra Treviso, Vicenza, Padova, Belluno, Rovigo, Belluno, Reggio Emilia, Parma, Milano e Crotone.
Le indagini, partite alla fine del 2015, sono relative alle infiltrazioni nel tessuto economico portate avanti in questi anni dalla criminalità legata al clan dei cutresi. Sono stati eseguiti anche numerosi sequestri, per un valore di 10 milioni di euro.
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L’operazione di questa notte ha portato al sequestro di oltre 20 milioni di euro oltre ai 33 arresti. Non ci sarebbero politici implicati. Lo hanno reso noto il procuratore capo di Venezia, Bruno Cherchi, e i vertici padovani di carabinieri e guardia di finanza. Proprio la provincia di Padova era il punto di partenza di una organizzazione conosciuta come «Grande Aracri» di Cutro (Crotone), che si era insediata – oltre che a Reggio Emilia – anche a Treviso, Vicenza e Venezia.
Dagli iniziali «affari» attraverso droga e prostituzione, che servivano al riciclaggio, l’organizzazione attraverso prestiti a tassi usurari progressivamente, anche con minacce e violenze, acquisiva piccole imprese in difficoltà per poi, attraverso false fatturazioni, riciclare denaro e creare fondi neri.
Nelle stesse ore la Guardia di Finanza di Cremona ha dato un altro duro colpo alla ’ndrangheta. La confisca di beni mobili e immobili, tra cui capannoni, appartamenti, società e pure un intero parco di camion autoarticolati, per un valore complessivo di 40 milioni di euro appartenenti ad esponenti della cosca della ‘ndrangheta riconducibile a Grande Aracri Nicolino è stata eseguita oggi dai finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Cremona in collaborazione con le fiamme gialle del Comando Provinciale di Crotone in seguito alla condanna definitiva di esponenti di spicco della cosca stanziatasi nelle aree a cavallo di Lombardia ed Emilia.
Le indagini sono state aperte in seguito a una vicenda di usura ai danni di un imprenditore cremonese da parte di un usuraio piacentino. Gli approfondimenti e l’analisi dei flussi finanziari - poi confluiti nell’operazione Aemilia - hanno consentito di portare alla luce ulteriori episodi commessi ai danni di imprenditori emiliani. In un caso è stato addirittura accertato un prestito sul quale è stato applicato un interesse del 200%.
Secondo le indagini, i condannati, per mettere a segno il loro piano ai danni degli imprenditori, si sono serviti di società fasulle i cui bilanci apparivano perfettamente regolari grazie alla complicità di professionisti conniventi: oltre 20 milioni le fatture false scoperte.
I proventi illeciti, è stato ricostruito in una nota, sono stati quindi riciclati attraverso molteplici investimenti: in complessi immobiliari, in strutture turistico-alberghiere, in società agricole, in società edili ed immobiliari, in imprese di trasporti e logistica.
Nell’operazione odierna i finanzieri di Cremona hanno confiscato nel dettaglio: 253 immobili industriali, commerciali e di civile abitazione, nelle provincie di Parma, Reggio Emilia, Modena, Mantova, La Spezia e Crotone; 19 società operanti nelle provincie di Parma, Reggio Emilia, Mantova, Verona e Crotone; 50 automezzi, compreso un intero parco di autoarticolati di una società di autotrasporti del reggiano. Parte degli immobili e delle autovetture è stata posta a disposizione delle forze di polizia, mentre gli autoarticolati sono stati consegnati ai vigili del fuoco per le proprie attività istituzionali.