Correggio, si volevano schedare i nomadi anche qui

"Schedatura degli zingari? Anche Correggio ci provò nel 1987". Il Movimento 5 Stelle pubblica un articolo dell'Avanti del 1987 e si scaglia contro Maino Marchi che accettò la proposta di fornire agli zingari un patentino di riconoscimento.

L'articolo pubblicato sull'Avanti nel 1987

L'articolo pubblicato sull'Avanti nel 1987

Correggio, 23 giugno 2018. Trentuno anni di differenza, un paese di provincia che ha vissuto una situazione simile a quella che sta vivendo oggi lo Stato italiano, con una linea politica analoga: schedare i sinti. E' bastato un articolo di giornale dell'Avanti, ritrovato e pubblicato via Facebook dal Movimento 5 Stelle, per portare una questione nazionale – la schedatura dei Rom proposta da Salvini - anche a Reggio Emilia.

Qui, come riportò il collega Michele Minorita, fece discutere la proposta dell'assessore comunista Loretta Belloni che, all'arrivo di 35 nomadi sul territorio correggese, chiese di istituire un patentino con tanto di fotografia e dati anagrafici. Una sorta di carta d'identità che però prevedeva la dicitura 'nomade'. Non solo documenti speciali ma anche l'interdizione dai negozi della zona e in quelli non autorizzati. Una proposta che fu appoggiata dall'allora sindaco e compagno di partito Maino Marchi e che inevitabilmente, nonostante le giustificazioni adottate dall'assessore (tra cui: questo documento servirà a evitare gli abusivi; fornire un documento a chi non ce l'ha e offrire garanzie ai commercianti) fece scalpore e mobilitò il mondo politico tra cui Alberto Melloni, che protestò tacciando questa proposta come razzista. Due situazioni diverse e due scopi diversi, quelle di oggi e di 30 anni fa, ma i documenti speciali, le schedature o i patentini o come li si vuol chiamare, infuocano alla stessa maniera gli animi politici.

I 5 Stelle gridano all'incostituzionalità della proposta di Salvini ma allo stesso tempo puntano il dito contro il Pd e Maino Marchi per le critiche pervenute fatte al governo, facendo emergere questo reperto storico: «Prima di fare la morale agli altri – dicono - molti Pd dovrebbero attivare memoria e pudore». Maria Laura Mantovani, 5 Stelle al Senato, coinvolge poi Melloni che contrastò quell'operazione con Opera Nomadi, mentre oggi «si ritrova a sostenere lo stesso partito di Maino Marchi».

Marchi che risponde alla grillina dicendo che «allora nessuna forza politica cercava il facile consenso sulla pelle di alcune minoranze, come fa oggi la Lega alleata del M5S». Il problema, spiega Marchi, è che molti iscritti al Pci erano contrari all'insediamento dei nomadi, nella zona piscine. Per questo, «cercammo di governare la situazione e certamente dovevamo sapere chi erano le famiglie e i loro componenti che si sarebbero insediati. Altrimenti come sarebbe stato possibile controllare la regolare frequenza delle scuole da parte dei bambini?». E sul divieto di fare spesa in certi negozi, in tuttta la città, aggiunge: «non per discriminarli, ma per rendere più agevole la convivenza». Ma alla fine cosa ne pensa della proposta da Salvini? «Non si può fare in questo modo. E' incostituzionale».

Anche il reggiano Alberto Melloni, storico italiano e ordinario di storia del cristianesimo nell'Università di Modena Reggio Emilia, ricorda bene quella proposta, bocciata nel 1987, di istituire un 'patentino' per i nomadi di Correggio. E oggi, proprio come allora, trova la proposta di schedatura «una cosa folle, razzista, insensata».