Omicidio di Reggiolo, cani molecolari a caccia dell'arma del killer

Perde peso la pista mafiosa, l’indagine resta alla procura e non va alla Dda. Sotto esame le amicizie e i vicini della vittima Francesco Citro

La vittima e i rilievi della Scientifica

La vittima e i rilievi della Scientifica

Reggio Emilia, 27 novembre 2017 -  Diverse piste investigative aperte e una ricerca serrata dell’arma del delitto, mentre si attende la perizia sui bossoli ritrovati sulla scena del crimine. Ieri mattina i carabinieri, assieme all’unità cinofila, hanno setacciato la zona intorno a Corte Agnese, l’area residenziale a Villanova di Reggiolo, in cui si è consumato l’efferato delitto di Francesco Citro. Gli inquirenti sono alla ricerca della pistola e di altre tracce che possano essere riconducibili al killer dell’autotrasportatore di 31 anni, freddato sulla porta della sua abitazione con diversi colpi giovedì alle 23,30, in via Giovanni XXXIII, davanti alla moglie e ai due figlioletti piccoli.

Dopo l’incontro che si è svolto sabato in tribunale a Reggio, fra il sostituto procuratore Valentina Salvi e il pm della Direzione distrettuale antimafia Stefano Orsi, si è deciso che il fascicolo d’inchiesta aperto per incendio e omicidio volontari resterà alla procura ordinaria.

Al momento, infatti, non sarebbe emerso nulla di determinante e concreto che leghi il fatto di sangue alla criminalità organizzata. «Stiamo esplorando tutte le varie ipotesi e se emergerà la sussistenza di una matrice ‘ndranghetista interverremo», fanno sapere dall’antimafia. Ora, però, l’ipotesi di una relazione fra l’omicidio e la criminalità organizzata calabrese si allontana.

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La Dda è stata informata, ma non è scesa in campo per adesso: le evidenze investigative, infatti, andrebbero in tutt’altra direzione. Sono anche state escluse, fin dall’inizio, parentele dirette fra la vittima e membri delle cosche. Le indagini si stanno concentrando sulle relazioni personali della vittima, sui vicini di casa, su chi lo frequentava e sui conoscenti occasionali.

Un cerchio ristretto. Non si esclude, infatti, che viste le modalità in cui Citro è stato ucciso si possa essere trattato di un gesto di impeto: tre ore prima l’auto in fiamme della moglie del camionista sotto casa, poi qualcuno che irrompe nell’androne del condominio, richiamando l’attenzione del giovane facendolo uscire sul pianerottolo. Lì il primo colpo, che lo ferisce; lì le prime tracce di sangue. Poi altri colpi al primo piano, contro la porta del suo appartamento. L’assassino ha scaricato l’intero caricatore della sua arma riuscendo a colpire al cuore con un proiettile il 31enne, che morirà in pochi istanti.