Operazione ’Fast car’: quattro al rito abbreviato

Giampaolo Palermo, Maddalena Santoro, Mauro Basile e Mustafa Laaraj erano stati arrestati a giugno. L’indagine coinvolse diciassette persone

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di Alessandra Codeluppi

Sono state tutte ammesse al rito abbreviato - che prevede lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna - le quattro persone arrestate in giugno al culmine dell’operazione ‘Fast car’, condotta dai carabinieri di Reggio e Castelnovo Monti, che ha visto finire in manette altre sei persone, su un totale di diciassette indagati.

"Per colpa del Covid sto perdendo 500 euro al giorno": la frase, pronunciata da uno degli indagati, era stata raccolta in un’intercettazione telefonica. Ma non si sarebbe trattato di normali lavoratori in difficoltà a causa dell’emergenza: l’indagine coordinata dal pm Iacopo Berardi avrebbe ricostruito un giro di affari da 10mila euro al giorno grazie alla compravendita della droga, che sarebbe stata acquistata da trafficanti del quartiere di Scampia a Napoli.

In giugno a tre dei diciassette indagati i militari avevano sequestrato poco più di un centinaio di grammi di stupefacenti di diverso tipo, e a uno di loro era stato sequestrato un vecchio fucile del Ventennio, corredato da cartucce di due diversi tipi. Si tratta di Giampaolo Palermo, 33 anni, e Maddalena Santoro, 39 anni, che i carabinieri avevano rintracciato in un bed & breakfast di Cadelbosco, e di Mauro Basile, 42 anni, perquisito nella sua casa in città.

I primi due erano finiti ai domiciliari, mentre per Basile era scattato il divieto di dimora. L’arma era stata trovata nell’abitazione di Baiso di Mustafa Laaraj, marocchino, 44 anni, pure lui sottoposto ai domiciliari. Durante l’interrogatorio di garanzia si era giustificato sostenendo che per la sua attività di sgombero cantine e soffitte era entrato in possesso di quella vecchia arma: impaurito, non sapeva come disfarsene e avrebbe anche voluto denunciarla, ma poi non l’ha fatto.

Durante l’udienza preliminare relativa a ‘Fast car’, il giudice Luca Ramponi ha riqualificato l’accusa per Laaraj, difeso dall’avvocato Anna Ulisse: non più detenzione di arma da guerra, ma comune. E ha rimandato il processo a gennaio, dopo la richiesta avanzata dall’avvocato Federico Bertani di poter dialogare con la sua assistita, la 39enne Santoro, che è in carcere da sabato dopo essersi resa protagonista di due evasioni in un giorno dagli arresti domiciliari, giustificate in un caso con la ricerca di droga da consumare, nell’altro con quella di un farmaco contro il mal di denti. A settembre risale un altro caso, in cui lei aveva infranto il divieto di uscire di casa con la scusa di accompagnare il figlio alla partita di calcio nel campo sportivo parrocchiale, vicino alla sua abitazione.