Padovani beve detersivo Nuovo tentativo di suicidio

Il gesto del killer di Alessandra Matteuzzi in cella. Poi le convulsioni. Dopo questo episodio è stato trasferito nel carcere psichiatrico di Reggio. .

Giovanni Padovani ha tentato ancora una volta di togliersi la vita. Il 27enne detenuto dal 23 agosto scorso nel carcere della Dozza per avere assassinato a martellate, calci, pugni e colpi di panchina la ex compagna Alessandra Matteuzzi, 56 anni, venerdì scorso ha bevuto una bottiglia di detersivo all’interno della casa circondariale. Si tratterebbe del terzo episodio autolesivo messo in atto dal detenuto negli ultimi mesi.

Perciò – cioè per le sue condizioni mentali, che richiedono un massiccio trattamento a base di farmaci psicotropi, e appunto i reiterati tentativi di suicidio – hanno fatto sì che ieri pomeriggio il detenuto fosse trasferito nella struttura sanitaria psichiatrica detentiva di alta specializzazione di Reggio (l’ex ospedale psichiatrico giudiziario). Nel periodo tra febbraio e aprile, Padovani era stato ricoverato nel Reparto di osservazione psichiatrica del carcere di Piacenza, dopo che lo psichiatra referente della Dozza lo ritenne affetto da "un articolato quadro psicopatologico, con allucinazioni, vissuti di essere monitorato e controllato dalla vittima (Matteuzzi, ndr), ricordi intrusivi e incubi che avrebbero avuto un ruolo determinante" nel portarlo a compiere "gesti autolesivi" e perciò ne consigliò il trasferimento in una struttura dedicata. Venerdì, dopo l’intossicazione e la lavanda gastrica eseguita sul posto (il liquido a disposizione dei detenuti non contiene acidi né altri prodotti potenzialmente letali, proprio per prevenire gesti di questo tipo, e non è sempre necessario il ricovero in ospedale), il detenuto avrebbe avuto anche un grave attacco di convulsioni, ritenuto dai medici riconducibile a epilessia, patologia con cui avrebbe familiarità.

Così, il prossimo 9 giugno i periti nominati dalla Corte d’assise e i consulenti delle parti dovranno recarsi a Reggio per iniziare i lavori mirati a valutare le condizioni psicofisiche dell’imputato e la sua capacità di affrontare il processo a proprio carico.