Reggio Emilia, ha una pagina Facebook con un milione di fan. "Ma non ci lucro"

E’ di Albinea la creatrice di ‘Le fotografie che hanno fatto la storia’. "Non avevo mai svelato la mia identità"

Alessandra Gigli, 26 anni, seguita da 1,1 milioni di follower

Alessandra Gigli, 26 anni, seguita da 1,1 milioni di follower

Reggio Emilia, 16 novembre 2019 - Sfuggire agli occhi della ragazza afgana è impossibile. Il capolavoro senza tempo del fotografo Steve McCurry li ha immortalati; la (più) celebre copertina di National Geographic li ha poi resi immortali, quasi eterni, e disponibili al grande pubblico. L’idea di Alessandra Gigli, giovane 26enne di Albinea, è partita proprio da lì. «Dalla Gioconda della fotografia» come ribadisce con altrettanti occhi svegli quando la intervistiamo in pieno centro a Reggio; obbiettivo, creare una pagina social raggruppando tutti i più famosi scatti dell’uomo (‘Le fotografie che hanno fatto la storia’, per l’appunto), con la brillante intuizione di catapultare i lettori attraverso minuziose ricostruzioni, racconti e narrazioni di quell’attimo. Risultato? In 5 anni su Facebook ha ottenuto 1 milione e 100mila seguaci, a cui si sommano 340mila utenti su Instagram; più della popolazione di Milano insomma. «La passione è il primo fondamentale elemento. E l’attenzione: i social, anche se non sembra, possono funzionare come la vita reale; maggiore empatia crei, maggiore sarà la riconoscenza».

Partiamo dal principio. «Ero una 21enne studentessa universitaria di lingue a Modena: mi annoiavo e trascorrevo parecchio tempo sui social. Il colpo di fulmine fu quella celebre copertina custodita gelosamente da mio padre; informandomi vidi che su internet tutti inserivano foto, ma nessuno le descriveva: in un batter d’occhio sono arrivata al milione».

La prima foto e la prima grande soddisfazione. «Il volto beffardo di Harry Truman mentre leggeva un titolone di giornale che lo dava sconfitto alle presidenziali americane: avrà preso 20 ‘mi piace’ ripensandoci! Mentre ringrazio una ragazza di Genova: condividendo la mia pagina, in un giorno ottenni un seguito ligure da oltre 800 seguaci; credo sia stata la svolta».

Cifre che non si raggiungono per caso. Quanto lavoro c’è dietro? «In alcuni periodi anche tre ore al giorno. Il segreto è offrire qualcosa al lettore».

Cultura. «Curiosità, ancora meglio. Leggo tantissimi libri, guardo documentari, sfoglio riviste e mi butto su internet: quando vedi una foto, devi saperla analizzare, costruirci un racconto, citare l’autore. Quando ci riesci i riscontri sono immediati. Ma tutto parte dalla mia curiosità: la pagina rimane un arricchimento personale».

Anche economico? «L’idea non mi ha mai sfiorato. Anzi, ci tengo da matti che rimanga il più immacolata possibile: bombardarla di pubblicità o annunci sponsorizzati non fa per me».

Che lavoro fa? «Prima ero alla Decathlon, ora segretaria».

Sui social c’è chi con la metà del suo seguito può permettersi una vita benestante… «Ne sono consapevole. Ritorniamo al punto di partenza: lo scopo di lucro rovinerebbe la natura della pagina, della mia passione. Sbaglio? Forse. Però ragionando in quel modo non sarei nemmeno arrivata a questo punto».

Ha mai pensato a come farsi conoscere al di fuori del web? «Ho una mezza idea di produrre un libro che raccolga foto e didascalie. Chissà, forse prima o poi lo realizzerò».

Pregi e difetti di internet. «Aspetti positivi, per esperienza preponderanti. Sono fortunata: i cosiddetti ‘haters’ (chi insulta sul web, ndr ) hanno sempre frequentato altre pagine. Anzi, spesso sono fin troppo attenti tanto da dover limitare le tantissime segnalazioni su foto e storie da raccontare. Da parte mia c’è massima attenzione a ripulire i commenti, e soprattutto a interagire con loro. A proposito, ho un piccolo segreto da confessare».

Prego. «Non ho mai rivelato la mia identità. Inutile nascondersi: essere donna ti toglie un minimo di credibilità. Per la maggior parte di loro sono un 50enne appassionato di fotografia. Va detto però che in tanti mi hanno ‘stanata’ sul profilo personale e i riscontri sono sempre stati postivi».

I lati negativi invece? «Due in particolare. A causa di un’ingenuità avevo il sito hackerato e me l’hanno chiuso: credo di aver pianto due giorni dalla disperazione; in quel momento però ho apprezzato l’affetto trasversale di utenti e pagine varie nel perorare la mia causa: ho capito di aver costruito qualcosa di realmente importante».

E il secondo? «Il plagio della pagina tutt’ora in corso. Qualcuno ha pensato bene di ricalcare un nome simile, copiarmi le foto e soprattutto le didascalie, per giunta incassando soldi con sponsorizzazioni».

Alessandra, quali sono le tre foto a cui è più affezionata? «Vediamo… Vabbè, la ragazza afgana ovviamente. Poi ‘Un lama a Times Square’, il collo dell’animale che sbuca dal finestrino del taxi. Ultima: Carletto Mazzone che corre sotto la curva dell’Atalanta al famoso gol di Robi Baggio».