Prostituzione, condanna a due anni per lo sfruttamento, assolto per il favoreggiamento

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È finito a processo per sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione nei confronti di due donne piazzate sulle strade reggiane, in concorso con un connazionale rumeno. Lui, Petre Stefan, oggi 48enne, domiciliato a Modena ma latitante, è stato condannato in primo grado a due anni e mezzo: il collegio di giudici - presieduto da Simone Medioli Devoto, a latere Chiara Alberti e Michela Caputo - lo ha ritenuto responsabile per lo sfruttamento, mentre lo ha assolto dal favoreggiamento "per non aver commesso il fatto". L’inchiesta, portata avanti dalla questura, aveva coinvolto anche altri rumeni, che avevano definito la loro posizione con un patteggiamento, compreso colui che era stato chiamato a rispondere in concorso con Stefan. Per quei fatti, collocati tra il 2010 e il 2011, Stefan era accusato di aver fornito protezione alle donne, sue connazionali poco più che ventenni, facendosi dare il provento della loro attività, parte del quale (50 euro) sarebbe stata versata al compagno di affari come gestore dei posti in strada occupati dalle ‘lucciole’. Il pm Maria Rita Pantani aveva chiesto 5 anni. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, gli indagati ritiravano il denaro direttamente dalle donne o tramite la mediazione di connazionali. In alternativa si facevano inviare i soldi tramite società specializzate. Nel caso di Stefan, dalle indagini non erano emerse transazioni finanziarie a suo favore, ma il fatto che una delle donne da lui sfruttate aveva inviato denaro a un’altra sempre sotto il suo controllo: quest’ultima sarebbe stata la sua referente sulla strada, nonché la sua fidanzata. L’avvocato Raffaella Pellini, che difendeva Stefan insieme all’avvocato Paolo Melli, aveva invece domandato l’assoluzione per insufficienza di prove, sostenendo che non fosse dimostrato che Stefan incassava denaro grazie all’attività svolta dalle prostitute, che dalle intercettazioni non era emersa la prova del reato e che neppure dai testimoni era giunto alcuna indicazione decisiva a sostegno della colpevolezza.

Alessandra Codeluppi