San Giovannino, ok al restauro degli affreschi

Via libera della Sovrintendenza anche ai lavori per la copertura, curerà l’intervento l’architetto Costa che ha già recuperato la facciata

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di Mariagiuseppina Bo

E’ giunta in questi giorni l’approvazione della Sovrintendenza per il restauro della chiesa di San Giovannino. L’architetto Maria Cristina Costa, che ne ha già restaurato la facciata, ora curerà il restauro della copertura e degli spettacolari affreschi interni, con il figlio Francesco e Damiano Leoncelli.

L’architetto Costa così festeggia 70 anni di lavoro. Ha iniziato 18enne, ne ha fatti 60 di libera professione e 50 di matrimonio. Una personalità di spicco nazionale per cultura e grande e innovativa professionalità, innumerevoli contributi in convegni, pubblicazioni e lavori. Già durante i suoi studi, quando abita a Collagna (paese della madre), insegna disegno e storia dell’arte nella sede distaccata dell’istituto Sidoli. Nel ’62 inizia la professione di architetto: prima a Reggio a occuparsi di recupero.

"Ho frequentato il liceo artistico a Genova, città del mio papà, rompendo la tradizione di famiglia legata al classico. Da piccola ho dipinto un garofano, mio padre se l’è appuntato al petto e così nasce la mia storia artistica. A Reggio ho insegnato al Chierici, lì ho incontrato gli artisti Leonardi, Pompili, Giuffredi, Ascolini, è stato molto bello. Anche da professionista ho continuato ad andare a lezione di disegno dall’artista Tamagnini".

Ha vissuto anni duri?

"Fino al ’53. Abitavamo a Genova, durante la guerra ci siamo rifugiati a Collagna per sfuggire alle bombe, ma il paese è finito sulla linea Gotica. Abbiamo nascosto e salvato familiari ebrei. Mio padre, avvocato, a Milano lavorava in modo precario".

Quando ha aperto il suo studio?

"Nel ‘72o in città. Prima della laurea ho svolto incarichi propedeutici, poi ho lavorato con l’architetto Pastorini. Il mio primo importante lavoro ha riguardato il castello di Carpineti. Mi sono dedicata moltissimo anche al recupero dei borghi e all’urbanistica, unica donna come libero professionista. Sono titolare di una grande serie di piani urbanistici e del ‘bistrattato’ piano del

centro storico di Reggio".

I lavori più importanti?

"Dopo il Castello di Carpineti, il lavoro del ’Casone’ di porta Castello, portando alla luce l’ultimo tratto di mura medioevali. Il recupero dell’intero isolato degli Artigianelli e quello del Palazzo Ducale, dividendo Provincia da Prefettura e creando il giardino perduto, un tempo del convento di S. Pietro Martire, riaprendo tutti i porticati"

L’impegno politico?

"Nel ’69 mi è stato chiesto di entrare nel gruppo consiliare comunale Dc, ho accettato come indipendente, non mi sono mai iscritta a un partito pur seguendo la politica. Un periodo appassionate, mi son sentita cittadina

reggiana, ho dato tutto quel che potevo alla città. Alla III legislatura mi sono dimessa per ragioni familiari".

Poi?

"La partecipazione, a Roma, al comitato di settore del gruppo ristretto del Consiglio Nazionale dei beni culturali per l’architettura: anni molto belli, ricchi di amicizie indimenticabili, riunioni molto interessanti e costruttive. Sono stata docente universitaria a Udine di urbanistica ambientale".

Con suo marito festeggia i 50 anni di matrimonio.

"Mio marito, Riccardo Lenzini, è il mio paladino, mi dà molta forza anche nella professione, ha grande fiducia in me, anche se discutiamo moltissimo. Per il suo grande equilibrio, la sua presenza è stata molto importante coi figli: Ilaria, ora affermato avvocato, e Francesco, poliedrico

architetto".