Shabbar, ennesimo rinvio Contestati gli atti italiani

Il legale del padre di Saman sostiene che "i documenti devono essere originali". Un funzionario del nostro Governo in aula: "Tutto autentico". Martedì altra udienza

Shabbar, ennesimo rinvio  Contestati gli atti italiani

Shabbar, ennesimo rinvio Contestati gli atti italiani

Shabbar, atto nono. A Islamabad continua la commedia farsa con l’ennesimo rinvio disposto dal giudice, il quale probabilmente deciderà il 31 gennaio, data alla quale è stata aggiornata l’udienza, sulle sorti di Shabbar Abbas, il padre di Saman. Che comparirà in aula per la decima volta da quando è stato arrestato il 15 novembre scorso in Pakistan, in virtù del mandato di cattura internazionale emesso dal nostro Paese per l’accusa di omicidio nei confronti della figlia che sarebbe avvenuto a Novellara tra il 30 aprile e il 1° maggio 2021. Martedì però il tribunale pakistano si esprimerà in primis sull’istanza di rilascio, pagando una cauzione, avanzata dall’avvocato di Shabbar nella penultima udienza di quattro giorni fa. Dunque, se non dovesse essere rilasciato, la decisione sull’estradizione chiesta dall’Italia potrebbe slittare ancora. Il difensore di Shabbar tra l’altro ieri in aula – dove finalmente erano presenti tutte le parti dopo le assenze da una parte e dell’altra, nell’ultimo mese – ha sollevato anche l’inutilizzabilità della documentazione presente nel fascicolo, contestando l’autenticità; avrebbe infatti eccepito che gli atti emessi da altre corti o giurisdizioni dovrebbero essere prodotti in originale e non in copia, mentre il pubblico ministero ha chiesto un termine per esaminare l’istanza. Nel palazzo di giustizia era presente anche un funzionario dell’ambasciata italiana che ha istruito il fascicolo per l’estradizione ha invece confermato la correttezza della documentazione agli atti. Inoltre, a margine dell’udienza, l’ufficiale di collegamento ha detto al pm e al funzionario del ministero che, se necessario, eventuali integrazioni potranno essere prodotte dalle autorità italiane su richiesta di quelle pakistane. Ma che comunque tutti i faldoni sono stati forniti senza alcun difetto procedurale. Chiare mosse di ‘melina’ da parte del legale, per prendere tempo e sperare di arrivare alla scadenza dei termini cautelari (anche se la giustizia pakistana è differente da quella italiana ed è tutta da interpretare) che spalancherebbero la sua liberazione. Un caso che diventa sempre più spinoso per il nostro Paese. Sia a livello diplomatico sia per il processo che inizierà tra due settimane esatte a Reggio. Le speranze di vedere Shabbar insieme agli altri imputati sono ridotte ormai quasi allo zero; il 10 febbraio con ogni probabilità, in aula ci saranno solo lo zio di Saman, Danish Hasnain e i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq (tutti in carcere a Reggio). Ancora latitante invece la madre Nazia Shaheen.