Società sportive accessibili ai disabili

Il progetto 'All Inclusive Sport' mira a rendere le società sportive accessibili a bambini e ragazzi con disabilità, attraverso l'inserimento di tutor e supertutor per favorire l'inclusione e la partecipazione attiva. Iniziato nel 2016 in via sperimentale, ha già coinvolto 223 bambini e ha una lista d'attesa per il prossimo anno.

Rendere le società sportive accessibili a bambini e ragazzi con disabilità. È questo l’obiettivo del progetto ‘All Inclusive Sport’ di cui Michela Compiani, terapista occupazionale della Usl di Reggio, unità operativa di medicina dello sport, ha parlato in occasione di Exposanità, la mostra internazionale in corso a Bologna, nell’ambito di un convegno organizzato da Aito (Associazione italiana terapisti occupazionali). Il progetto nasce all’interno del Centro Servizi per il Volontariato (ex Dar Voce) dalla richiesta di un gruppo di famiglie di bambini e ragazzi con disabilità che chiedevano che i loro figli praticassero attività sportiva con i coetanei normodotati e non in un ambiente esclusivamente creato per la disabilità. Questo progetto è nato grazie alla creazione di un tavolo di lavoro a cui hanno partecipato diversi enti provenienti da differenti settori: la sanità (nella figura delle unità operative di Medicina dello Sport e Prevenzione Cardiovascolare, Neuropsichiatria Infantile), la scuola, gli enti comunali, gli enti e associazioni di promozioni sportiva, le associazioni di genitori. Il concetto di inclusione che viene perseguito da questo progetto è rendere le società sportive del territorio accoglienti per le persone con disabilità che desiderano fare sport. "Non si tratta di rendere le società sportive accessibili dal punto di vista di ausili o adattamenti ambientali- spiega Compiani- ma l’accessibilità avviene con l’inserimento di due facilitatori: un tutor e un supertutor. Il tutor è una figura che viene affiancata al bambino o al ragazzo quando la famiglia o la società sportiva lo richiede e lo aiuta nell’inserimento sportivo, quindi sta con lui durante tutto l’allenamento e modula il grado di assistenza a seconda della condizione del bimbo. Il supertutor, oltre a coordinare i tutor che collaborano nel progetto, fa anche da monitoraggio e da colloquio: inetrvista le famiglie, chiede quali attività sportive vorrebbero intraprendere per il bambino o chiede al bambino quali sono i suoi desideri, poi organizza l’inserimento sportivo e una volta ogni 30-40 giorni circa va a vedere sul posto se il bambino è realmente incluso o se la società sportiva ha bisogno di consigli per adattare i giochi, modificarli e renderli più accessibili”. Il progetto è partito in via sperimentale nel 2016 con 17 bambini. "Quest’anno - continua Compiani - abbiamo inserito 223 bambini di cui 116 con tutor e 107 senza tutor e abbiamo già una lista d’attesa per il prossimo anno di una trenita di bambini".