Violenze sessuali nei confronti dell’ex moglie, per l’imputato 72enne arriva l’assoluzione

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Lui, un 72enne titolare di attività imprenditoriale, era stato trascinato in tribunale dalla ex moglie, che lo aveva accusato di violenza sessuale, avvenuta dopo la loro separazione nel 2010, e di maltrattamenti, perpetrati anche prima. All’esito del dibattimento, la corte dei giudici - presieduta da Simone Medioli Devoto, a latere Chiara Alberti e Michela Caputo - ha assolto l’imputato "perché il fatto non sussiste". Secondo la donna, tra il 2012 e il 2013 lui l’aveva costretta a rapporti sessuali completi in tre occasioni, quando lei era andata nella sua casa per prelevare oggetti personali. Mentre dal 2008, e per i cinque anni successivi, lui l’aveva sottoposta a vessazioni. Schiaffi, spintoni fino a farla cadere a terra, e offese, paragonandola "alle bestie che uccide quando va a cacciare con i suoi adorati quindici fucili". E minacciandola che le avrebbe sparato se lei fosse andata fuori casa, in un caso anche davanti a una conoscente. Il pm Maria Rita Pantani aveva chiesto cinque anni e mezzo. Ha parlato di un teste che aveva confermato i maltrattamenti e poi ritrattato in udienza, fatto per cui aveva patteggiato una pena per falsa dichiarazione. Della figlia che aveva parlato "del clima di sopraffazione" in casa. E ha definito "inattendibili" i testi della difesa, perché, per vari motivi, interessati a prendere le parti dell’imputato. L’avvocato Sarah Casarini, che tutela l’ex moglie costituita parte civile, ha rimarcato che lei aveva accettato di uscire di casa dopo una separazione consensuale, percependo solo 350 euro mensili, nonostante lui avesse una posizione redditizia: "Ciò dimostra che lei era succube". Gli avvocati difensori Giulio Cesare Bonazzi e Simona Magnani si sono soffermati rispettivamente sulla violenza sessuale e sui maltrattamenti, sostenendo l’assenza di prove. La loro tesi è stata accolta dal collegio, che ha assolto l’imputato "perché il fatto non sussiste". "Esprimiamo grande soddisfazione - dichiarano i difensori - perché il nostro assistito ha vissuto dal 2013 a oggi un vero e proprio calvario".

Alessandra Codeluppi