"Voto no: questo è solo uno spot elettorale"

Pierluigi Castagnetti rompe un lungo silenzio e si schiera contro il taglio dei parlamentari: "Indebolisce il nostro sistema democratico"

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Pierluigi Castagnetti, cinque mandati da parlamentare, passato attraverso la Dc, il Partito Popolare, la Margherita, l’Ulivo e poi il Pd, rompe il silenzio degli ultimi anni per schierarsi contro la riforma del taglio dei parlamentari.

Castagnetti ci dica la sua ragione del ‘No’.

“Voto No perché credo che questa non sia una riforma, ma uno spot elettorale. E’ nata così nel 2018, quando Fraccaro, “ministro per la democrazia diretta”, fece tre proposte: questa, il vincolo di mandato e il referendum propositivo. Tutte finalizzate a indebolire il parlamento”.

Alleggerire significa indebolire secondo lei?

“Il Parlamento è il cuore del nostro sistema democratico, così pensato dai costituenti. Non ho un pregiudizio sulla riduzione ai parlamentari, ma credo che se si mette mano alla Costituzione va fatto in modo razionale, avendo un disegno per rendere efficienti le istituzioni. Non è un tabù”.

La ‘pecca’ peggiore della riforma qual è secondo lei?

“La rappresentanza: si raddoppia il numero di elettori per ogni parlamentare, proprio in un periodo in cui i cittadini faticano a conoscere i propri rappresentanti”.

Magari gli eletti saranno costretti a lavorare di più e velocizzare i processi.

“I lavori parlamentari non si velocizzeranno perché questo referendum consolida ancor più il bicameralismo perfetto. Questo era il vero limite sottolineato anche dal nostro Dossetti. La riforma Renzi superava questo limite, ad esempio. Ma commise l’errore di personalizzare il risultato”.

Lei ha citato Dossetti. C’è chi evoca Nilde Iotti a favore del taglio dei parlamentari.

“Sì, ma lei stessa ammise che senza l’intesa sul bicameralismo sarebbe stata una riforma monca e contradditoria”.

Il problema è che il Parlamento negli ultimi decenni ha dato una pessima immagine di sé: sprechi, scandali, assenteismo...

“Temo che ci sia del vero: lo spettacolo della politica è diventato deprimente. Ma non è questa la strada per risolvere. Se l’orchestra suona male si cambiano i musicisti, non tagliando il numero degli orchestrali. Dovremmo mettere mano all’articolo 49 della Costituzione: quello che regola la designazione dei candidati, ora affidata ai partiti.

Io ci ho provato due volte, ma i partiti meno interferenze hanno in casa propria meglio stanno. Riducendo i parlamentari però la situazione peggiora: non si sceglieranno i candidati ma si sceglieranno gli eletti. E questo alimenterà l’antipolitica. E’ un circolo vizioso”.

Eppure il Pd...

“Il Pd ha avuto paura di votare contro perché sa che c’è un populismo dilagante nel Paese. Questo nonostante sia l’unico partito ad avere una qualche forma di democrazia interna. Ma capisco che per formare il Conte-bis si dovesse sottostare a questa condizione dei Cinque Stelle. In occasione dell’accordo, però, erano state individuate riforme compensative, compresa la legge elettorale”.

Zingaretti dice che da qualche parte bisogna pur partire.

“Il fatto che la riforma elettorale sia il passaggio successivo è un atto di fede (ride; ndr)”.

Con il No rischia di cadere il governo?

“No, non ci saranno dimissioni. E il centrodestra non insisterà neppure perché è spaventato dall’eventualità di gestire questa fase difficile.

Cosa diversa è sul risultato delle elezioni regionali. Ma sono fiducioso”.

Saverio Migliari