Parmigiano reggiano protagonista al salone del cibo di Parigi

Uno stand dedicato. Export oltralpe al +11,3%

ESPOSITORI Lo stand del Parmigiano Reggiano. Il consorzio è una delle oltre settemila presenze al Sial

ESPOSITORI Lo stand del Parmigiano Reggiano. Il consorzio è una delle oltre settemila presenze al Sial

Parigi, 27 ottobre 2018 - Da un lato il 'Futur Lab', viaggio immersivo e virtuale nel futuro dell’alimentazione, dall’altro la forza della tradizione e del legame indissolubile con la terra che rappresentano il fregio distintivo del Parmigiano Reggiano. Dalla mozzarella di bufala campana in 3D, alle scaglie di Parmigiano che affondano le loro radici in nove secoli di preziosa immutabilità. È legato da questo filo conduttore il Sial, il salone dedicato alle nuove frontiere del cibo che ha visto confrontarsi qui a Parigi oltre settemila espositori provenienti da 110 Paesi (l’Italia è stata rappresentata da quasi 700 aziende, seconda nazione dietro la Francia), che hanno presentato 2.355 prodotti innovativi davanti a una platea di oltre 160mila visitatori.

Ecco perché il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha deciso per la prima volta di partecipare con uno stand indipendente. Per il Re dei formaggi, del resto, la Francia è il primo mercato estero di riferimento (seconda dietro la Germania per tutto il comparto agroalimentare italiano con una crescita del 4,7%). Nel 2017, infatti, 9.800 tonnellate di ‘oro giallo’ - delle oltre 3 milioni complessivamente prodotte (+5,2%) per un giro d’affari di 2,2 miliardi di euro - hanno preso la via d’oltralpe (+11,3%).

Ma è tutto l’export a marchiare un segno più nel bilancio del Parmigiano. Nel 2017 le esportazioni hanno rappresentato il 38% della produzione, con un incremento del 3,9%. Dopo la Francia i più grandi consumatori sono Germania, Stati Uniti, Regno Unito e Canada, con una flessione negli Usa (dove pesano il rapporto euro/dollaro e la concorrenza di prodotti similari, anche sotto il profilo della contraffazione) e un aumento del mercato canadese grazie agli accordi Ceta.

Al Sial una sezione dello stand è stata a disposizione dei singoli operatori mentre in una seconda è stata presentata al mondo la biodiversità del nostro formaggio con degustazioni a tema specifico ogni giorno (stagionature 13-101 mesi; razze diverse; montagna e bio). E la curiosità maggiore degli operatori è andata proprio alle diverse stagionature. Curiosità naturale se pensiamo che siamo di fronte ad un prodotto i cui ingredienti sono semplicemente latte, caglio e sale senza additivi e conservanti. Ovvio che un’affinatura di anni non può che intrigare.

«Anche se il prodotto a lunga stagionatura - spiega in un momento di calma nello stand Maria Chiara Passani, che cura il marketing internazionale del Consorzio - è di nicchia rispetto alle quantità prodotte e al pezzo (il 101 mesi arriva anche ai 40 euro al chilo, ndr), il grande interesse per noi è importante perché significa che il Parmigiano non ha limiti». La riprova è empirica ma non sbaglia: il vassoio con i tocchi di stagionato 48 mesi sono sempre vuoti.

In chiusura del salone il Consorzio traccia un bilancio positivo. «Abbiamo riscontrato molto interesse e abbiamo notato un cambio di target geografico. Non solo Europa centrale o Stati Uniti, ma stavolta tanti operatori dalla Scandinavia, dal Medio Oriente, dal Sudamerica».