Reggio Emilia, operato per otto ore a cuore fermo. E' salvo

Un complesso intervento chirurgico, effettuato per la prima volta in città, ha ridato la vita a un uomo di 60 anni in gravissime condizioni

Il Salus Hospital dove è stato effettuato l'intervento che ha salvato un 60enn

Il Salus Hospital dove è stato effettuato l'intervento che ha salvato un 60enn

Reggio Emilia, 30 luglio 2020 - Un’operazione a cuore fermo, molto complicata e rischiosa, è riuscita (per la prima volta nella zona compresa tra Reggio, Modena e Parma) al Salus Hospital.

Un intervento di otto ore, eseguito dal dottor Vinicio Fiorani, responsabile dell’unità operativa di cardiochirurgia, che ha salvato la vita a un 60enne affetto da una grave endocardite.

"L’endocardite batterica è una pericolosa patologia cardiaca, si stimano 5 casi ogni 100mila persone", ha spiegato Fiorani, che insieme alla sua équipe si è affidato alla ‘Commando Procedure’ (questa la definizione usata negli Stati Uniti). Una tecnica non molto frequente nel nostro Paese poiché molto complessa (da qui la scelta del nome ‘Commando’, o anche ‘UFO Procedure’ in Europa) oltre al fatto che raramente le endocarditi sono gravi al punto da rendere necessario un intervento di questo tipo. L’endocardite è, di fatto, un’infezione della membrana che riveste le pareti interne del cuore (l’endocardio), attaccando le valvole cardiache. Si sviluppa come conseguenza dei germi che possono entrare nel circolo sanguigno come, ad esempio, a seguito di procedure chirurgiche, quali estrazioni di denti o posizionamento di cateteri per via urinaria o vascolare.

"L’endocardite è meno frequente nelle persone sane - ha aggiunto il responsabile -, attacca più facilmente chi ha già impiantate protesi cardiache o presenta valvole native con una disfunzione, specialmente in soggetti immunocompromessi".

Di norma, la diagnosi esatta di questa malattia arriva in ritardo: il sintomo principale è infatti la febbre, "che viene sottovalutata", considera Fiorani. Al contempo la gravità del quadro clinico e cardiologico dipende da altri due fattori, oltre alla precocità della diagnosi: quanto prima si inizia una terapia specifica antibiotica e, nondimeno, quanto è aggressivo il batterio che ha causato l’infezione. Dunque al Salus Hospital si è riusciti a intervenire con successo su un paziente di sessant’anni. Un caso grave, in cui le valvole cardiache e la struttura fibrosa centrale del cuore erano gravemente compromesse dall’infezione, che aveva colpito sia la protesi aortica (impiantata in precedenza) sia la valvola mitralica, formando un ascesso tra le due valvole cardiache.

L’unica strada percorribile, per tentare di salvare il paziente, era la ‘Commando Procedure’: le due valvole sono state sostituite con due protesi in carbonio, mentre tutta la parte di membrana compromessa dall’ascesso è stata sostituita con un ‘patch’, ossia un tessuto di pericardio biologico, essenziale per supportare e ancorare le due protesi.

Usando la macchina cuore-polmoni in circolazione extracorporea, l’operazione è stata eseguita su un paziente a cuore fermo, che poi è rimasto per circa un mese in terapia intensiva. Oggi è a casa, in buona salute.

"La ‘Commando Procedure’ - ha aggiunto il dottor Fiorani - era l’unica tecnica che avrebbe consentito la profonda e totale rimozione del tessuto infetto e un’ottimale ricostruzione del cuore del paziente". Come infezione, l’endocardite tende infatti a essere recidiva. "Più l’infezione è avanzata - ha precisato - più estesa è la parte di cuore aggredita e distrutta, più l’intervento diventa complesso e ad altissimo rischio".