Occhio secco, non curatevi da soli

'Carlino Salute': i consigli dell'oculista di Villa Verde, Veronica Canton

L'oculista Veronica Canton

L'oculista Veronica Canton

Reggio Emilia, 9 febbraio 2019 -  Secchezza oculare: è questo il tema della settimanale rubrica 'Carlino Salute' in collaborazione con Villa Verde.

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Moltissime persone, quasi tutti, soffrono della sensazione di avere un corpo estraneo nell'occhio (il tipico granello di sabbia), di arrossamento, bruciore, lacrimazione, fino ad arrivare a offuscamenti visivi importanti. La rubrica 'Carlino Salute' in collaborazione con Villa Verde affronta oggi la patologia della secchezza oculare con l'oculista Veronica Canton. Per 'occhio secco' cosa si intende? “Una patologia multi-fattoriale della superficie oculare, non solo quindi della lacrima ma di tutto il sistema (lacrima, cornea, palpebre). Quando il sistema di produzione, distribuzione e riassorbimento della lacrima funziona bene non abbiamo patologia. La lacrima si spalma bene sulla superficie e non ci sono alterazioni. Quando uno di questi meccanismi si altera allora ci può essere una sindrome da occhio secco”. Facciano alcuni esempi concreti... “Abbiamo il semplice occhio secco del videoterminalista che lavora per 10 ore al computer e si dimentica di chiudere la palpebra: la lacrima evapora più facilmente producendo una serie di conseguenze come l'affaticamento visivo, l'offuscamento transitorio, la sensazione di corpo estraneo. Possono soffrirne i portatori di lenti a contatto, gli anziani, i pazienti che assumono antidepressivi o ansiolitici. Problemi possono dare anche i trucchi”. L'occhio secco può essere la spia di qualcosa di più grave? “Sì, può essere il campanello d'allarme per alcune patologie importanti tipo la sindrome di Sjogren, oppure altri tipi di malattie immuno-reumatologiche”. In presenza dei sintomi cosa bisogna fare? “Andare subito dallo specialista che fa leggere il paziente, analizza la parte anteriore dell'occhio, effettua una valutazione con il colorante della superficie oculare, le colorazioni di superficie, il test di Schirmer per accertare la quantità di lacrima prodotta. E' possibile una terapia ad hoc per ogni paziente. In base alla parte mancante del sistema-lacrima è possibile modulare la terapia, quindi non solo un sostituto lacrimale, ma cortisonici di superficie, immunosoppressori (ciclosporina ad esempio), terapia antibiotica”. Il fai da te è da escludere nel modo più netto... “Certo, l'automedicazione va esclusa. Ogni medicinale va preso su indicazione dei medici”. Accennavamo prima alla terapia... “Intanto la lacrima, un collirio cioè che contiene diverse sostanze, oppure come dicevamo anti-infiammatori tipo cortisonici, immunosoppressori o antibiotici a seconda dei casi”. La terapia è essenzialmente di tipo farmacologico? “Sì, per ora non esiste una terapia chirurgica”. Gli occhiali? “Servono solo per la visione e correggono i disturbi visivi quali miopia, astigmatismo”. E' una patologia molto frequente? “Certo ed è in aumento per via dell'uso sempre più massiccio dei videoterminali, dei tablet e dei cellulari”. Cosa può fare ciascuno di noi a livello preventivo, di comportamenti virtuosi? “Il videoterminalista può utilizzare una lacrima artificiale al monitor, le lenti a contatto vanno usate nel modo corretto, cioè lenti a contatto giornaliere, che sono le più pulite, e non per periodi di tempo prolungati (per esempio tenerle per 12-13 ore non va bene). Sarebbe poi importante ogni tanto riposare gli occhi e ricordarsi di ammiccare per chiudere la palpebra. Le donne quando di struccano lo facciano maniera corretta”.