Reggio Emilia, 21 gennaio 2012 -LA STORIA di Francesco Messori non è come quella di Oscar Pistorius, ma c’è un tratto sottile che le allinea sul medesimo piano. E’ il piano inclinato dell’accettazione delle diversità, che nel caso di “Frency”, 13 anni, una passione incontenibile per il calcio nonostante sia nato senza la gamba destra, diventa inclusione sociale.


Pistorius sarà sicuramente il clou mediatico delle prossime Olimpiadi di Londra, dove potrà gareggiare con le protesi al titanio tra gli atleti normodotati, dopo aver vinto la guerra delle carte bollate, ma ora anche Francesco potrà scendere in campo come ha sempre sognato, vale a dire come un ragazzo “normale”: il Centro Sportivo Italiano ha fatto uno strappo al regolamento e gli ha concesso il nulla osta per giocare a calcio con le stampelle. Di Francesco Messori, detto “Messi”, questo giornale si è già occupato in passato, ma la sua storia personale, quel modo spontaneo e un po’ incosciente di affrontare la vita ribaltando le avversità, non ha conquistato soltanto noi. Nato e cresciuto a Correggio, città di Dorando Pietri, consegnato alla memoria storica delle Olimpiadi per una sconfitta, ora potrà disputare non solo le partite di allenamento o quelle in parrocchia, ma partecipare anche a un campionato vero, con tanto di cartellino, arbitro ufficiale, come i suoi amici. E’ stato un regalo straordinario e inatteso del presidente Csi Massimo Achini, in occasione del recente Meeting di Assisi, dopo essere venuto a conoscenza dell’incredibile vicenda umana di questo ragazzo. Damiano Tommasi, ex centrocampista della Roma e della nazionale azzurra, oggi presidente di Assocalciatori, ha “benedetto” il via libera di Francesco nei campionati di calcio donando simbolicamente al piccolo “Messi” di Correggio un pallone.


Francesco Messori non ha fatto ricorso al Tribunale dello sport, il Tas, come fece Pistorius, non ha gridato la sua rabbia quando il nuovo allenatore della squadra in cui si allenava, il San Prospero, facendosi scudo del regolamento, «gli ha impedito di giocare con gli altri le partitelle di allenamento» racconta Francesca, la madre del ragazzo. «Dopo quel no siamo andati a Mandrio, sempre vicino a dove abitiamo, perché là allena mister Vergnani, il vecchio allenatore di Frency, che lo ha accolto di nuovo a braccia aperte. Adesso, col nulla osta in mano, mi ha promesso che quando si presenterà l’occasione di disputare un torneo del Csi lo farà per dareb l’opportunità a Francesco di giocare».

E’ STATO un anno di emozioni fortissime per questo tredicenne dagli occhi che scintillano positività e ha sempre vissuto la disabilità «come una caratteristica, mai come un handicap», ama sottolineare Stefano, il papà musicista. La sua giovane ma straordinaria esistenza è cristallizzata anche in un film, che si intitola “Uno!“, realizzato da un talentuoso regista modenese, Carlo Battelli. Il lavoro ha vinto Cuneo Film Festival, nella sezione documentari.
«Sì sono un ragazzo in gamba» ci scherza sopra Frency, «e amo Messi perché è mancino come me».
L’incontro col campione dei campioni è un altro capitolo delle emozioni che hanno punteggiato il 2011 di Francesco, racconta felice la madre, impiegata all’ospedale di Modena.


«Prima la partecipazione a Happy Hand, dove ha potuto disputare il primo torneo ufficiale e ha conosciuto Bebe Vio, promessa della scherma paralimpica, una ragazza davvero straordinaria, come del resto lo è tutta la sua famiglia. Poi l’incontro con Lionel Messi e l’allenatore del Barcellona Pep Guardiola. L’emozione di Francesco, che quel giorno compiva 13 anni, è stata indescrivibile e risalta chiaramente anche nelle foto che ha fatto insieme al fuoriclasse argentino. Guardiola, poi, si è dimostrato persona di grande umanità. Da allora Francesco non si è mai tolto la sciarpa del Barcellona che gli ha regalato Matilde, sua compagna di classe. Ce l’aveva al collo a San Siro, in occasione della partita contro il Milan, ma anche ad Assisi. Dice che non se la toglierà mai più, perché è il suo portafortuna».