Reggio Emilia, 19 aprile 2012 - «Iren sapeva dell’indagine sui responsabili Transcoop, almeno dal 3 marzo di quest’anno quando ho inviato una lettera alla multiutility per segnalarla».
A parlare è Michele Colacino, titolare dell’omonima azienda di autotrasporti, vittima di due incendi dolosi d’auto, oggetto di un’interdittiva antimafia della prefettura per un appalto sui rifiuti assegnatogli da Transcoop per conto di Iren.


La vicenda che vede indagati per estorsione Vainer Montanari, responsabile del settore rifiuti della cooperativa di autotrasporti, Villiam Burani, ex direttore generale, e Fabio Muleo, ex dipendente Transcoop, è legata a un appalto del 2004 sul trasporto dei fanghi degli impianti di depurazione. Ora su quella vicenda — che non ha collegamenti con l’interdittiva antimafia a Colacino — si aprono nuovi scenari.
 

Infatti, a indagine già avviata (partita dalla denuncia dell’autotrasportatore Paride Vacondio), il 3 marzo scorso Michele Colacino, ha deciso di inviare due lettere con ricevuta di ritorno: una intestata a Iren Emilia e una a Iren Spa. Ha, inoltre, inviato una mail con il testo anche a dipendenti e responsabili della multiutility. Le lettere sono partite dopo che l’imprenditore calabrese aveva perso l’assegnazione dell’appalto del trasporto rifiuti, che aveva curato negli anni precedenti per conto di Iren.


«Mi chiedo — si legge nella lettera scritta da Colacino, che il Carlino ora ha a disposizione — come le vostre rispettabili società pubbliche in rispetto al vostro Codice etico non abbiano verificato la rispettabilità e limpidezza di una cooperativa, la Transcoop, con tre responsabili indagati per gravi reati tra cui quello di estorsione, quindi nel non rispetto assoluto del Codice etico».
Colacino, quindi, sottolinea la discrepanza fra il codice etico di Iren e Transcoop e si chiede perché quest’ultima continui a lavorare per la multiutility.


Michele Colacino è stato sentito martedì scorso dal sostituto procuratore Maria Rita Pantani
e dagli investigatori della squadra mobile, come persona informata sui fatti.
In effetti, Colacino conosce da dentro Transcoop, perché da anni è socio della cooperativa che non ha ancora lasciato, nonostante i rapporti deteriorati.


Nella lettera a Iren, Colacino cita inoltre l’appalto da cui è stato estromesso dopo l’interdittiva, facendo notare che, per l’aggiudicazione, Transcoop aveva presentato una scheda tecnica in cui venivano indicati come esecutori dei lavori i suoi mezzi. «Tengo a precisare — scrive Colacino — che i mezzi con le relative autorizzazioni, con cui eseguo i servizi, non sono più nella disponibilità della Transcoop, per cui sono da verificare tutti i lavori in essere, ivi compresi i termini e le condizioni dell’aggiudicazione del bando di gara».

Sabrina Pignedoli