"Gli affitti brevi sono un valore aggiunto per il turismo, anche a Rimini quelle strutture ricettive aumentano in maniera esponenziale, ma serve una legge che regolamenti le attuali distorsioni del mercato. Fissando anche tetti massimi per le autorizzazioni". Lo afferma il sindaco di Rimini con delega al Turismo Jamil Sadegholvaad. Che interviene sulla scia del "nuovo appello dei sindaci delle grandi città d’arte italiana rispetto alla necessità di un intervento legislativo". Di recente il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, ha chiesto, riguardo al ’modello Airbnb, che il periodo per affittare casa per periodi brevi sia contenuto in 120 giorni l’anno, quattro mesi. Per Rimini, molto più ’stagionale’ ovviamente di Venezia, sarebbero comunque troppi.
Anche a Rimini - osserva Sadegholvaad - "la diffusione di questa forma di ospitalità legato alle locazioni delle seconde case ha assunto col tempo sempre più rilievo". Si stima che in Italia siano 400mila gli alloggi messi in affitto sul principale portale di affitti brevi (Airbnb), mentre nel riminese i dati elaborati dalla Regione Emilia Romagna stimavano nel 2019, quindi pre-pandemia, 1.500 attività che promuovevano la vendita di camere attraverso canali di home sharing. Stime recenti non ufficiali indicano, la scorsa estate, le attività salite a quasi 2.500. "Se ci basiamo sulle 1.500 stimate nel 2019 – l’osservazione dell’assessore al Territorio Roberta Frisoni – ipotizzando una media di 3 camere ciascuna, avremmo disponibilità sul mercato riminese di almeno ulteriori 4.500 camere. Che trasformate in piccoli hotel da 20 stanze l’uno significherebbero oltre 200 alberghi".
Il sindaco punta il dito anche su altri ’effetti collaterali’ legati agli affitti brevi. "Anzitutto quello di alterare le dinamiche immobiliari, in particolare nelle località a più spiccata vocazione turistica, con la crescente difficoltà per famiglie, lavoratori, studenti a trovare un appartamento sul medio lungo periodo a prezzi accessibili e quindi incidendo sulle politiche abitative dei territori". "Un problema – aggiunge Sadegholvaad – che non riguarda solo le classi economiche più fragili, ma che riguarda anche i ceti medi - stretti tra inflazione e caro energia – e che coinvolge anche i lavoratori stagionali del turismo, che non trovando un alloggio si trovano spesso a dover rinunciare all’occupazione. Su quest’ultimo aspetto siamo direttamente impegnati, ragionando su soluzioni che possono coniugare la necessità di valorizzare strutture dismesse con le necessità dei lavoratori". Infine il ’tetto’: si potrebbe partire "dall’ovvia considerazione che, ad esempio, la zona della marina riminese abbia un’offerta e una richiesta diversa da quella del nostro meraviglioso entroterra. Un intervento normativo quindi ci consentirebbe di trovare il modo oltre che di sanare questa distorsione sul mercato anche di valorizzare la nostra offerta".
Mario Gradara