Andrea Gnassi, intervista di Ferragosto al sindaco di Rimini. "Impegno fino alla fine"

"Dal 2011 abbiamo investito circa 500 milioni di euro per migliorare la città"

Il sindaco di Rimini Andrea Gnassi

Il sindaco di Rimini Andrea Gnassi

Rimini, 15 agosto 2019 - Colloquio di Ferragosto con il sindaco. Un momento di riflessione che vede il primo cittadino dialogare con i riminesi attraverso il Resto del Carlino. Gnassi si avvia verso la parte conclusiva del suo mandato-bis, nel 2021 si terranno infatti le elezioni amministrative per trovare il suo successore. Nel frattempo traccia un bilancio di quello che è stato fatto e di quello che intende fare per dare impulso a una città che, per usare le sue stesse parole: "Sta sempre più interpretando una metamorfosi, da città stagionalizzata/balneare a città di cultura, servizi e ospitalità internazionale 12 mesi all’anno".

 

Sindaco Andrea Gnassi, cominciamo dall’Inno di Mameli?

«Vuole dire dal confronto fra l’esecuzione al Papeete di Salvini e quella della piazza Cavour piena per Mattarella e Muti?»

Si, proprio quella.

«Non cado nell’errore. Sbagliato dividersi sull’inno nazionale. Io penso che in spiaggia un momento di leggerezza, svago, musica e anche l’inno ci stiano. Un Ministro degli Interni lo critichi perché sfrutta le istituzioni e non risolve i problemi: dalla questura di Rimini ai rinforzi che arrivano in ritardo, per fare esempi che qui conosciamo bene. C’era gente al Papeete e ce n’era ancor di più al teatro Galli e in piazza Cavour, insieme a due giganti italiani, Mattarella e Muti. Una comunità fiera di un inno e di un luogo di cultura. Ma aggiungo che quella sera, a pochi passi dal Galli, c’erano altre migliaia di giovani ad ascoltare dj internazionali».

Non è un bel momento per l’Italia e la politica italiana, soprattutto per il suo Partito Democratico

«Va in frantumi il ‘patto scellerato’ su cose impossibili tra Lega e 5 Stelle ma i titoli dei giornali sono per il PD che si spacca. L’Italia è il Paese in Europa che più sta pagando in termini di impoverimento, occupazione, odio sociale incancrenito. Nel centrosinistra, anche nel PD, invece di chiedersi cosa serva al Paese, alcuni si marcano a uomo (calcisticamente parlando) per capire se elezioni o no convengano o meno all’una o all’altra corrente. Zingaretti farà una sintesi che non guarda a queste distorsioni ma al bene dell’Italia. Mattarella sarà il punto di riferimento».

Siamo a ferragosto. Che per Rimini e la Riviera romagnola è sempre un test fondamentale per la sua industria turistica. Quest’anno le impressioni estive sono più di ombre che di luci

«Nei primi 6 mesi del 2019, dati Istat, i pernottamenti a Rimini aumentano di 4,4 punti percentuali rispetto a un 2018 già record. Il trend è chiaro per la città: dal 2015 cresce progressivamente in arrivi e presenze turistiche, con sensibili incrementi sul segmento straniero. In pochi anni siamo passati da 21 per cento di ospiti esteri sul totale al 30 per cento sfiorato del primo semestre 2019».

Rimini in effetti sta accumulando numeri superiori sul turismo estero. Perché?

«Rimini sta sempre più interpretando una metamorfosi, da città stagionalizzata/balneare a città di cultura, servizi e ospitalità internazionale 12 mesi all’anno. Questo processo troverà il suo approdo a fine 2020 quando apriranno il Museo Fellini e il Museo di Arte contemporanea al Palazzo dell’Arengo e saranno pronti i primi tratti del Parco del Mare».

Ciò non toglie che il balneare quest’anno perda molti colpi

«I conti si fanno alla fine; veniamo da tre stagioni consecutive da record. E se guardiamo meglio c’è un tema balneare che riguarda tutta Italia. Basti guardare ai dibattiti in Versilia, in Abruzzo, in Liguria, in Puglia. C’è evidentemente un problema generale che va oltre episodi locali e contingenti».

Qual è?

«Io credo 3 fattori. Il primo: la concorrenza di alcune mete estere, Turchia, Croazia, Egitto in primis. Certamente concorrenziali in termini di prezzi e servizi ma diciamo anche robustamente sostenuti dal proprio sistema Paese. Quello che da anni manca in Italia. Un esempio? Pensiamo quanto possa incidere su quel turismo una compagnia aerea enorme come la Turkisch e di converso quanto possa penalizzare il nostro Paese la scomparsa di Alitalia e il blocco di tutti gli investimenti sulla rete viaria e della mobilità. E questo rimanda al secondo fattore».

Dica.

«Non c’è politica industriale sul turismo. Si pensi solo che la delega governativa è oggi di scorta all’agricoltura… Ogni tanto vedo in tv, media, social internazionali, gli spot promozionali di Turchia, Israele, Portogallo, Grecia, persino Bulgaria. L’Italia non c’è. Il folklore del ‘siamo il Paese più bello del mondo’ non è più il calcio d’angolo in cui rifugiarsi se sei in difficoltà».

Il terzo?

«L’Italia non ha reale cognizione di quale patrimonio rappresenti il proprio turismo, l’industria del turismo. Faccio due esempi: l’estate, cioè l’idea stessa di divertimento, leggerezza, svago, sorriso, da qualche anno è letteralmente scomparsa dal racconto dell’Italia. Se una volta eravamo il Paese de ‘la dolce vita’, oggi tutto ciò che è vacanza viene comunicato solo in termini negativi. Non solo: il Governo mette al 31 luglio il termine per la rottamazione delle cartelle esattoriali. Chi deve pagare 2/3/5/10 mila euro a fine luglio (e sono tanti) quanti soldi avrà per andare in vacanza, in un Paese già tra i più in difficoltà economicamente dell’intera Europa?».

Ma a livello locale si può fare di più?

«Io parlo di Rimini. Dal 2011 abbiamo investito circa 500 milioni di euro nelle nuove fogne, nei contenitori culturali, nella rigenerazione urbana e a ottobre avvieremo i lavori per il parco del Mare. Adesso, e lo dico senza giri di parole, il testimone passa ai privati. Ci sono pezzi interi di industria riminese che hanno innovato e oggi producono. Anche nel turismo deve accadere. Non si può attendere ciò che fa il pubblico e poi ‘vedere come va’. Penso all’aeroporto: io credo che se gli operatori turistici investissero ogni anno risorse loro sullo scalo, così come hanno fatto nel breve periodo della riassegnazione della nuova concessione, il 30 per cento attuale dei mercati esteri potrebbe tranquillamente arrivare al 35 per cento».

Due domande secche. Si parla di lei come possibile candidato al Parlamento.

«Le solite voci. Ho preso un impegno con Rimini, che è cuore e ragione del lavoro che faccio, e questo porterò fino in fondo».

Siamo a Ferragosto.

«E come ogni anno, da sempre, centinaia di migliaia di persone a Rimini lavorano per garantire agli ospiti una giornata memorabile. Questo è un valore che abbiamo dentro. Proteggerlo vuol dire innovare, non conservare».