Api decimate, si salvano olio e vino

Anno difficile per gli agricoltori tra Covid e cambiamenti climatici. Aumentano del 37% i suini allevati

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Non ci rimangono che i maiali, di cui, è noto, non si butta via niente. Nel report fatto ieri attraverso un webinar da Cia Romagna, per il comparto riminese balza agli occhi il +37% di capi suini. Gli allevatori credono nel maiale e i risultati si sono visti. Ma questo è solo uno dei tanti comparti legati all’agricoltura. Il 2020 non sarà di certo ricordato come un anno buono. Una delle cause principali è il covid che ha contratto i consumi e reso difficoltose anche le cose che prima erano semplici. Ma non c’è solo il virus a complicare la vita di agricoltori e allevatori.

Il meteo non è stato clemente. Le gelate all’inizio della primavera, le violente grandinate e le piogge improvvise e abbondanti unite al forte vento hanno danneggiato le colture. Verrebbe da dire che sono mancate solo le cavallette, ma anche in questo caso la realtà supera l’ironia. Infatti le cosiddette specie aliene di insetti sono ormai diventate un grattacapo continuo per gli agricoltori, senza dimenticare nelle vallate i danni provocati dai cinghiali.

Vi sono tuttavia ambiti che quest’anno sono andati meglio del previsto. Si tratta della produzione di olio e del vino. Per quanto riguarda gli olivi, la produzione di quest’anno è superiore a quella del 2019. E’ stata una annata positiva con un incremento forte della produzione dopo due annate avare guardando alla quantità di olive prodotte. Quest’anno il quantitativo è aumentato del 120%. La resa è buona, attorno al 12% (era del 13% nel 2019), cosa che ha portato a un aumento di olio prodotto attorno al 50% per la Dop Colline di Romagna.

Possono sorridere anche i viticoltori. La vendemmia è stata ottima, precisano dalla Cia, in controtendenza rispetto a quanto accaduto nel resto del Paese dove i volumi prodotti sono stati sensibilmente inferiori. Nel riminese, invece, la produzione è aumentata tra il 10% e il 12% allineandosi alla media degli ultimi cinque anni. Anche in questo caso non tutti i produttori possono brindare. Infatti la siccità ha creato problemi ai vitigni in collina con calo produttivo attorno al 20%In pianura è andata meglio, ma in alcuni luoghi le gelate hanno danneggiato le viti.

Un settore il cui andamento è stato letteralmente disastroso è stato quello dell’apicoltura. Il 2019 era stato terribile. La speranza era di migliorare la situazione nel 2020, ma la sperata ripresa non c’è stata. I cambiamenti climatici e il meteo incostante continuano a colpire duramente gli apicoltori. E’ stato un altro anno difficile e insoddisfacente per la produzione del miele d’acacia. Nella provincia riminese gli apicoltori stanno seguendo sempre più la strada del biologico tanto che il numero di apiari è superiore alla somma di quelli del resto della Romagna. Il biologico rimane un settore sempre più battuto tant’è che nella provincia di Rimini sono ben 342 le aziende che puntano su questo tipo di coltura.

Male, anzi molto male il settore del florovivaismo. Il settore sta affrontando una crisi che Cia definisce senza precedenti. Le misure adottate per combattere la pandemia hanno inferto un colpo durissimo alle vendite. A peggiorare la situazione ci si è messo anche il meteo. L’annus horribilis arriva dopo diverse annate difficili contraddistinte da una contrazione dei consumi e dalla forte concorrenza.

Infine gli agriturismi. Nel riminese sono ben 89 e quest’anno non hanno vissuto un anno semplice e positivo per effetto soprattutto delle conseguenze della pandemia.

Andrea Oliva