Barista truffata dal nuovo socio Soldi e merce spariti nel nulla

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La sua attività, un bar a Marina Centro, non navigava in buone acque ed era ormai prossima alla chiusura. Per questo motivo la titolare, una sessantenne riminese, aveva deciso di riporre le sue speranze nel nuovo socio, un uomo di 58 anni, pronto ad affiancarla nella gestione portando con sé capitali freschi. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’uomo avrebbe però approfittato della buona fede della donna, riuscendo a spillarle diverse migliaia di euro oltre a ripulire il magazzino del locale. Il 58enne, difeso dall’avvocato Piero Venturi, deve rispondere dell’ipotesi di reato di truffa, aggravata dallo stato psicologico e dalle condizioni economiche particolarmente sfavorevoli in cui versava la presunta vittima.

Ieri mattina, davanti al giudice monocratico del tribunale di Rimini, il pubblico ministero ha chiesto una condanna ad un anno e sei mesi. La sentenza è attesa per il 23 gennaio prossimo. Tutto, secondo la ricostruzione, sarebbe cominciato nel 2018, a seguito delle pesanti difficoltà finanziarie che avevano colpito la titolare del bar, costretta a fare i conti con un ammanco di circa 300mila causato, sembrerebbe, da un vecchio socio. La donna aveva così iniziato a guardarsi intorno, alla ricerca di persone che potessero aiutarla a risollevare le sorti dell’attività. Dopo un primo tentativo mai andato in porto, a farsi avanti era stato proprio il 58enne, che si era detto interessato a lanciarsi in quella nuova avventura. L’uomo, dopo aver intavolato la trattativa, aveva però deciso di fare un passo indietro, una volta scoperta la pesante situazione debitoria della titolare e venuto a conoscenza del fatto che sul bar pendeva uno sfratto esecutivo. E a quel punto l’imputato, stando alla ricostruzione degli inquirenti, avrebbe invitato la donna a dargli 9mila euro (frutto della vendita della macchina e dei risparmi della barista) per ripianare i debiti pregressi e riaprire il locale, ma i fornitori del bar non avrebbero mai visto i soldi che erano stati loro promessi. Versione contestata dall’imputato, che in aula ha invece affermato che la merce ordinata è stata regolarmente consegnata al bar in questione. A mettere in moto le indagini era stata la querela della donna, assistita dall’avvocato Monica Cappellini.