Lo sfogo del buttafuori: “Non mi faccio accoltellare per fermare uno spacciatore”

L’addetto alla sicurezza: “Noi, sottopagati e senza difese”

Buttafuori

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Rimini, 11 agosto 2015 - «Abbiamo le mani legate. Se anche troviamo una persona che spaccia in discoteca, noi non possiamo fare nulla». È questa la confessione amara di un buttafuori che da anni lavora nei locali notturni della riviera. Lo sfogo dell’esperto ‘bodyguard’ (che preferisce rimanere anonimo) arriva a pochi giorni di distanza dal vertice contro lo sballo convocato a Roma dal ministro degli Interni, Angelino Alfano. «Le associazioni di categoria hanno proposto di premiare le discoteche che aiutano le forze dell’ordine segnalando le persone sospette e facilitando la cattura di eventuali spacciatori. L’idea è senz’altro buona: il problema è che noi addetti alla sicurezza, da un punto di vista legislativo, non disponiamo delle armi necessarie a combattere questo tipo di battaglia».

Cosa intende quando afferma che avete ‘le mani legate’?

«È semplice. A noi buttafuori viene chiesto di individuare e segnalare gli spacciatori che frequentano la disco. Il problema è che la legge ci impedisce di fermare persone giudicate sospette o comunque sorprese a commettere delle azioni illecite. Se per caso ci capita di trattenere un cliente in attesa dell’arrivo delle forze dell’ordine, rischiamo di incorrere anche in una denuncia. E alla denuncia può seguire la revoca dell’iscrizione all’albo prefettizio. Stesso discorso per quanto riguarda le perquisizioni: non sappiamo mai cosa un frequentatore di una discoteca possa introdurre all’interno di un locale, poiché non c’è una norma che ci consente di farlo».

Ha mai avuto a che fare con uno spacciatore?

«Sì, a volte mi è capitato e non è mai una situazione piacevole. Non sai mai quello che potrebbe capitarti. Rischi di ritrovarti con un coltello piantato nella pancia. Considerato che molti buttafuori lavorano per 80 o 70 euro a sera, il gioco non vale di certo la candela e così alcuni di noi, anche di fronte a un soggetto pericoloso o a un eventuale spacciatore, preferiscono non immischiarsi. Da tempo chiediamo maggiori tutele economiche per la nostra categoria e una riforma dell’attuale legge».

Cosa intende?

«Voglio dire che non esiste un tariffario minimo per chi fa il nostro mestiere. Un buttafuori lavora per otto o nove ore a notte, con rischi altissimi per la sua incolumità fisica, e spesso non riesce a portare a casa più di 70 o 80 euro. Questo significa svilire gli sforzi di chi opera in questo settore e soprattutto rende il personale poco motivato e propenso a intervenire in determinate situazioni. Molti gestori, inoltre, tendono a dotarsi di un numero di addetti alla sicurezza inferiore a quelli che servirebbero per presidiare il locale».

Quali sono le conseguenze?

«Alcune aree della discoteca non vengono sorvegliate adeguatamente. Penso ad esempio al bagno, luogo dove spesso avviene il consumo di droga: se un buttafuori fosse sempre all’ingresso, il fenomeno sarebbe certamente limitato».

Lavorando come addetti alla sicurezza, capita spesso di avere a che fare con giovani ‘sballati’?

«Dipende dal locale. Certo è che noi buttafuori ci troviamo spesso a dover tenere a bada persone che non rispondono delle proprie azioni e questo ci espone a tantissimi pericoli».