Cannabis light, ricerca presentata a San Patrignano. “Così diventa dannosa”

Serpelloni: “Con un estrattore domestico si può ottenere un effetto psicoattivo da pochi grammi di prodotto”

Secondo la ricerca presentata a San Patrignano è possibile ottenere un effetto psicoattivo da pochi grammi di cannabis light (Foto di repertorio Ansa)

Secondo la ricerca presentata a San Patrignano è possibile ottenere un effetto psicoattivo da pochi grammi di cannabis light (Foto di repertorio Ansa)

Rimini, 10 ottobre 2018 – Basta un estrattore domestico per ottenere un effetto psicoattivo da pochi grammi di cannabis light. Lo dimostra la ricerca ‘Cannabis light extraction’, presentata oggi a San Patrignano nell’ambito dei WeFree Days, l’evento della comunità dedicato alla prevenzione.

Autore e relatore dello studio, Giovanni Serpelloni, direttore dell’Uoc Dipendenze di Verona e attivo anche al Dp Insitute dell’Università della Florida. Serpelloni ha coordinato la sperimentazione negli istituti di medicina legale delle Università di Verona, Parma e Ferrara. Dopo aver studiato le pratiche che i giovani utilizzano per estrarre e concentrare i principi attivi dalle foglie e dalle inflorescenze di cannabis, seguendo le indicazioni di un sito internet, ha costruito un estrattore domestico con gas butano (quello per gli accendini o per i fornelletti da campo) di Thc.

LEGGI ANCHE La cannabis per cani e gatti, un'idea italiana - Cannabiss legale a Modena. "E' gratis se bevi un bicchiere di birra"

“Il Consiglio Superiore di Sanità – dice – si era espresso in merito alla pericolosità di queste sostanze, rimanendo inascoltato. “Io ho cercato di capire se anche utilizzando la cannabis light fosse possibile estrarre e concentrare il principio attivo Thc in dosi sufficienti l’effetto stupefacente”, spiega.

L’esito è stato positivo: “Siamo arrivati alla conclusione che con 20-30 grammi di prodotto grezzo si può arrivare a estrarre un concentrato resinoso di circa 25 milligrammi di principio attivo, dimostrando che effettivamente non servono chili di cannabis light per ottenere un effetto psicoattivo”.

“L’esperimento – prosegue – dimostra che esiste una pericolosità e una possibilità di concentrazione in grado di creare una sostanza farmacologicamente attiva e utilizzabile per fini voluttuari provocando alterazioni neuropsichiche”.