Crac Cmv: sequestri per 7 milioni

Con il patron Sauro Nicolini altre otto persone indagate

Operazione della Finanza

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Rimini, 14 aprile 2021 - Operazione ‘Brick broken’: mattone rotto. Così la Guardia di finanza di Rimini ha battezzato l’epilogo dell’inchiesta che ruota intorno a Sauro Nicolini, il patron della Cmv, l’impero edilizio crollato nel 2017 sotto il peso dei debiti. Dietro il fallimento, dicono le Fiamme Gialle, ci sono però bancarotta fraudolenta, reati tributari (che hanno però beneficiato dello scudo penale) e riciclaggio.

Mucchi di soldi in nero che sono stati portati a San Marino ‘a mano’ e quindi riportati in Italia dopo la ‘schermatura’. Qualche giorno fa, il giudice per le indagini preliminari, Vinicio Cantarini, ha emesso un decreto di sequestro preventivo per la bellezza di 7,6 milioni di euro, nei confronti dei principali indagati. Vale a dire Nicolini, 64 anni, verucchiese, il suo braccio destro e tesoriere dell’epoca, Sauro Bronzetti, 67, di Santarcangelo, Andrea Rossi, 40, anche lui residente a Verucchio e genero di Nicolini. Fino a Ieri i finanzieri avevano già messo i sigilli a tre milioni di euro, destinati a crescere grazie alla rogatoria con il Titano. Gli indagati sono nove in tutto. Tra cui anche Fabio Pula, 65, riminese, attuale vice presidente di Riviera Banca.

Gli investigatori, coordinati dal sostituto procuratore, Paolo Gengarelli, lo considerano una figura chiave nel carosello dei fondi neri. All’epoca era presidente del Collegio sindacale, carica che ha ricoperto fino al 2011 e allo stesso tempo consulente fiscale della Società cooperativa muratori di Verucchio e delle altre società del gruppo (12 in tutto), nonchè presidente pro-tempore della Banca di credito cooperativo Valmarecchia (ora Riviera Banca Spa), attraverso cui sarebbero stati fatti transitare i fondi neri. Gli altri indagati sono Valter Nicolini, fratello di Sauro, Alessandro Ceccarelli, commercialista sindaco effettivo fino al 2011 e consulente fiscale della Cmv e che a detta degli inquirenti avrebbe contribuito a organizzare e predisporre il transito del denaro. Poi ci sono le figure marginali, tre bancari, Giorgio Cerpolloni, 71, ora in pensione, Paolo Fabbri, 57, e Federico Maroni. Due di questi, indagati per il solo riciclaggio, avrebbero materialmente trasportato i soldi neri sul Titano, come i vecchi ‘spalloni’ del secolo scorso. Il terzo si sarebbe limitato a depistare le indagini.

Il meccanismo svelato dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria, era semplice per quanto ingegnoso. Nel periodo tra il 2006 e il 2010, le società avevano sistematicamente sottofatturato la vendita degli immobili, ricevendo dai clienti milioni di euro in nero. A quel punto per impedirne l’individuazione, i soldi venivano versati alla Banca di credito cooperativo, dove alcuni funzionari se li caricavano in spalla, per così dire, e attraversavano il confine per portarli presso una fiduciaria di San Marino, riconducibile a Nicolini e Bronzetti. La fiduciaria a sua volta depositava le somme in una banca sammarinese, da dove partivano poi i bonifici verso un conto corrente della banca riminese e intestato alla fiduciaria stessa. Un meccanismi perfetto, dicono, che impediva di ricondurre i milioni ai ‘proprietari’ e consentiva di nascondere il flusso dei fondi occulti . E proprio la Banca di credito cooperativo, sottilineano i finanzieri, avrebbe giocato un ruolo di particolare rilievo grazie a Fabio Pula, consentendo di fatto all’Istituto di beneficiare anche di quei milioni, investiti in obbligazioni emesse dalla stesse banca. Gli investigatori hanno ricostruito un flusso di oltre 20 milioni di euro, tutti sottratti al fallimento della Cmv.