Rimini, dimesso dal pronto soccorso muore per un’emorragia cerebrale

Dopo l'esposto della famiglia la Procura indaga per omicidio colposo

Rimini, l'ospedale Infermi (Foto di repertorio PasqualeBove)

Rimini, l'ospedale Infermi (Foto di repertorio PasqualeBove)

Rimini, 15 ottobre 2018 - Dietro a quei sintomi, mal di testa e vomito, c’era ben altro di un’emicrania. Ma per un 66enne imprenditore riminese non c’è stato nulla da fare: dimesso dall’ospedale di Rimini, è morto dopo dodici giorni in quello di Cesena, dove era stato trasportato d’urgenza quando si era sentito nuovamente male. A stroncarlo sarebbe stata un’emorragia cerebrale, non diagnosticata al pronto soccorso riminese. Su questa morte adesso dovrà far luce la magistratura. Infatti la famiglia dell’imprenditore, tramite l’avvocato Marco Lunedei, ha presentato un esposto e la Procura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo.

La vicenda ha avuto inizio il 26 agosto, quando le condizioni dell’imprenditore sono peggiorate: una violentissima emicrania, vomito e convulsioni lo stavano tormentando. La moglie, spaventata, ha subito allertato il 118. Una volta caricato in ambulanza, all’uomo è stato somministrato un sedativo. Arrivato così al pronto soccorso, per diverse ore è rimasto in stato di incoscienza. Quando è stato il momento di essere visitato dal neurologo, l’imprenditore era in stato soporifero. Da qui la decisione del medico di dimetterlo, nonostante le insistenze dei familiari affinché venisse sottoposto a una Tac. A casa le sue condizioni non sono migliorate: gli antidolorifici che gli erano stati prescritti anche dal medico di base, non erano efficaci per tenere a bada i terribili dolori alla testa.

E il primo settembre la situazione è precipitata: l’imprenditore ha perso all’improvviso conoscenza. Da qui la nuova corsa verso l’ospedale di Rimini e il trasferimento d’urgenza al ‘Bufalini’. A Cesena il 66enne è stato sottoposto alla Tac, esame che evidenziava la presenza di un’emorragia cerebrale, presumibilmente partita proprio il 26 agosto. Le condizioni apparivano subito molto gravi: l’imprenditore non era più operabile e nel giro di poco è precipitato in uno stato di coma dal quale non si è più risvegliato. L’uomo è morto, infatti, l’8 settembre.

I familiari, ancora sotto choc, hanno subito deciso di rivolgersi alla Procura chiedendo di accertare se esistano eventuali responsabilità su quella morte. Il pubblico ministero ha subito sequestrato tutta la documentazione sanitaria e ha disposto l’autopsia. L’incarico è stato affidato all’anatomopatologo Donatella Felici mentre il consulente di parte della famiglia è Pierpaolo Balli. Nei prossimi giorni saranno depositati i risultati dell’esame che potranno fare chiarezza sulla vicenda.