Dopo l’esilio l’opera vada nella sua piazza

Migration

Gaetano

Domenico Rossi *

Se qualcuno eccepisse sul perchè riportare in piazza la statua di Giulio Cesare e non lasciarci la copia che c’è già, faccio presente prima di tutto che l’originale è un’eccellente opera di una fonderia prestigiosa (Laganà, attiva a Roma e Napoli) risalente al 1933, giudicata da molti di una qualità di gran lunga superiore a quella della copia. Avendo un così bel monumento bronzeo (l’unico) a disposizione, perché lasciare in piazza la copia di minore qualità, che invece può benissimo ornare il parco archeologico a San Vito? La statua originale gode di una empatia trasversale che la copia non potrà mai avere. Ha superato indenne gli oltre 380 bombardamenti che hanno devastato la città, ha una storia incredibile essendo anche sopravvissuta due sepolture rocambolesche: la prima per salvarla dalle possibili ruberie degli alleati, la seconda per farla sparire dopo essere diventata politicamente scomoda. Non si vuole affatto contrapporre il ritorno della statua con il ricordo dei Tre Martiri. Collocarla nel giardino del Lapidario nel Museo della Città? Non c’entra nulla in un luogo dovo sono raccolte epigrafi bimillenarie in pietra e marmo, e non sarebbe giusto, visto che è proprietà della città e per vederla bisognerebbe pagare il biglietto. Le istituzioni avevano assicurato di volerla riportare in piazza, ben prima che Aries lo dovesse chiedere alla luce dell’imprevedibile cambio di direzione annunciato il 14 maggio dall’assessore Piscaglia. La statua merita di tornare lì dov’era, perché non è incompatibile con piazza Tre Martiri.

* avvocato e segretario Aries