Rimini, lo studente. "Vi racconto chi fa affari con le feste delle scuole"

L'intervista. "Sono eventi che fruttano molti soldi. E tanti ragazzi diventano ‘infiltrati’ delle discoteche"

Il mercato delle feste scolastiche

Il mercato delle feste scolastiche

Rimini, 23 marzo 2018 - «Quando ti trovi con 10mila euro in contanti in tasca da consegnare alla discoteca dove si farà la festa della tua scuola, il tragitto non finisce mai. A me è capitato, e ho avuto paura, non solo di una rapina, anche di perdere semplicemente tutto quel malloppo». Un 17enne rappresentante d’istituto in una scuola superiore del Riminese racconta gli intrecci e le relazioni tra locali notturni e studenti.

Relazioni pericolose? «Non so, certo non sempre molto trasparenti. Quello che posso dire è che per i locali notturni e le discoteche – prosegue il giovane, che chiameremo ‘Stefano’ – noi delle superiori, soprattutto durante i mesi invernali, siamo una vera miniera».

Parliamo di feste scolastiche... «Sì, tre l’anno in media per scuola, a Capodanno, Natale o Pasqua, Ferragosto. Le feste del singolo istituto, o quelle organizzate insieme da due o tre - e non tutte sono compatibili tra loro, ci sono campanilismi, invidie, rancori e vecchie ruggini - di solito sono almeno tre all’anno, e portano nelle casse dei locali da ballo dei bei soldoni».

Quanti in media? «A una festa di Natale, l’altr’anno, 25mila euro d’incasso».

E a voi che ‘convogliate’ gli studenti in questa o quella disco che ricompensa arriva? «In quella occasione, a Natale, sui 300-400 euro. Fino a qualche tempo fa le cifre erano anche superiori. So di un ragazzo che si è comprato lo scooter nuovo di pacca con la percentuale sui biglietti venduti agli altri studenti».

Quindi un’azione da pierre vero e proprio quella che molti di voi fanno per le disco? «Non soltanto i rappresentanti di istituto, vale per tutti gli studenti che hanno voglia di guadagnare qualche soldo. Ci sono certe discoteche più in vista che in alcune scuole possono contare su decine di pierre. Ma tutte hanno le ‘talpe’ nelle scuole che segnalano le feste programmate. E poi...»

Dica. «Non si tratta soltanto di un mero fatto economico, della classica percentuale sui biglietti venduti».

Ma? «Per molti ragazzi è un modo per cercare di iniziare una carriera in un settore, quello degli eventi e dello spettacolo, che ha sempre un forte appeal».

È un impatto ‘forte’? «Assolutamente sì – conclude ‘Stefano’ –, ci sono ragazzi del 2002 o 2003, di 15-16 anni, che si trovano catapultati in questo mondo, fatto di luci ma anche di ombre, tante ombre. Ti chiamano, ti danno responsabilità chiedendoti di andare in giro ad arruolare compagni, anche in orari impossibili. Qualcuno ci mette dei mesi a capire che non sempre il gioco vale la candela».