Rimini, 8 settembre 2024 – È il giorno che tutti attendono con il fiato sospeso. Domani, davanti al giudice del tribunale del Riesame di Bologna, è in programma l’udienza che riguarda Louis Dassilva, il 34enne senegalese in carcere dal 16 luglio scorso in quanto unico indagato per l’omicidio di Pierina Paganelli, uccisa con 29 coltellate la sera del 3 ottobre scorso, a Rimini. Domani il tribunale del Riesame deciderà se la misura cautelare, voluta dal gip di Rimini, è corretta o se invece va annullata o ridotta, come chiesto dagli avvocati difensori, Riario Fabbri e Andrea Guidi.
Nel frattempo i familiari di Pierina - a cominciare dal figlio Giuliano Saponi, marito di Manuela Bianchi, la donna con cui lo stesso Dassilva ha intrattenuto una relazione extraconiugale - non nascondono la loro preoccupazione per le possibili implicazioni legate alla decisione del Riesame. “Visto il grave quadro indiziario delineato dalla Procura di Rimini a carico di Dassilva - spiegano gli avvocati Marco e Monica Lunedei, che assistono i figli di Pierina, Giuliano, Chiara e Giacomo Saponi - riteniamo che la misura cautelare in carcere resti quella più indicata e appropriata anche per una questione di tutela nei confronti dei parenti della vittima. Naturalmente ci rimettiamo alla decisione del Riesame, ma i familiari di Pierina sono in ansia per un possibile attenuamento della misura che, anche nel caso degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, potrebbe riportare Dassilva nello stesso condominio e sullo stesso pianerottolo in cui abita anche Giuliano Saponi, vittima nel maggio scorso di un incidente la cui dinamica non è mai stata chiarita con certezza”.
Il pensiero di un possibile ritorno in via Del Ciclamino di Louis Dassilva, insomma, ha messo in allerta i figli di Pierina, che temono soprattutto “per l’incolumità di Giuliano”. Il gip Vinicio Cantarini, nell’ordinanza eseguita il 16 luglio, aveva ravvisato il pericolo di inquinamento delle prove e quello di una eventuale fuga dell’indagato, che ha rapporti stretti con il suo Paese d’origine, il Senegal, oltre ad un biglietto aereo ‘aperto’. La consulente difensiva Roberta Bruzzone, d’altra parte, aveva precisato come fosse stato lo stesso Louis a rinunciare a quel viaggio già programmato da tempo “per non accrescere ulteriormente i sospetti su di sé”. Inoltre, il 34enne è stato ritenuto dal giudice pericoloso e in grado potenzialmente di commettere altri delitti. Tesi contestata dal pool difensivo, al pari degli altri indizi che compongono l’impianto accusatorio a carico di Dassilva. Indizi troppo labili, secondo i difensori. A cominciare da quella che è considerata la prova ‘regina’, il filmato della telecamera della farmacia di via Del Ciclamino, che avrebbe immortalato la sagoma del presunto assassino la sera del 3 ottobre 2023. Secondo la difesa, le immagini sarebbero però troppo sgranate e confuse e dunque non è possibile affermare con certezza che la sagoma ripresa sia proprio quella di Dassilva.