REDAZIONE RIMINI

Ignora il divieto di avvicinare la ex. Stalker seriale finisce in carcere

Si aggrava la misura cautelare nei confronti di un 63enne della Valconca accusato di perseguitare la donna

Luca Bertuzzi, il sostituto procuratore che ha coordinato l’indagine

Luca Bertuzzi, il sostituto procuratore che ha coordinato l’indagine

Si aggrava la posizione di un 63enne della Valconca, posto in custodia cautelare in carcere per ripetute violazioni del divieto di avvicinamento nei confronti della compagna. Il provvedimento, firmato del tribunale a seguito della richiesta presentata dal sostituto procuratore Luca Bertuzzi, è arrivato in risposta a una serie di comportamenti minacciosi e intimidatori da parte dell’indagato, che ha più volte ignorato le misure cautelari a suo carico. Il 63enne, già sottoposto all’allontanamento dalla casa familiare e al divieto di avvicinamento alla vittima, era stato oggetto di un’ordinanza del 30 maggio scorso, successiva a un primo provvedimento emesso il 24 maggio. Tuttavia, nonostante le misure imposte, l’uomo aveva continuato a perseguitare la ex convivente, minacciandola e violando ripetutamente le disposizioni del giudice. Le violazioni commesse dal 63enne sono state documentate attraverso le denunce sporte dalla vittima e le indagini dei carabinieri. In particolare, il 5 settembre la vittima è stata avvicinata da un furgone bianco, guidato da un conoscente dell’ex compagno, che le ha intimato con tono minaccioso di ritirare la denuncia contro il convivente e di consentirgli di rientrare in casa. Inoltre, la donna ha ricevuto durante l’estate numerose telefonate, con l’uomo all’altro capo della cornetta che l’avrebbe minacciata ripetutamente. La situazione si è ulteriormente aggravata il 6 settembre, quando l’indagato ha pedinato la vittima per le strade di Cattolica, avvicinandosi a lei ad una fermata dell’autobus e ribadendo la sua minaccia di tornare a casa. Il giudice, valutati i fatti, ha ritenuto che le misure cautelari in atto fossero insufficienti a garantire la sicurezza della donna e a prevenire ulteriori condotte illecite. Le ripetute violazioni, unite allo stato di ansia e paura in cui vive la vittima, hanno indotto il magistrato a disporre l’aggravamento delle misure. La misura cautelare dell’allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento sono stati quindi sostituiti con la custodia cautelare in carcere. Il giudice ha anche valutato l’impossibilità di applicare gli arresti domiciliari, vista l’assenza di un domicilio idoneo e la mancanza di collaborazione dimostrata dall’imputato. I maltrattamenti e le violenze messe in atto avevano già portato il gip di Rimini ad emettere nei confronti del 63enne, difeso dall’avvocato Liana Lotti, un decreto di giudizio immediato.