REDAZIONE RIMINI

Incubo social: hackerato il profilo. Alias usato per vendere merce falsa

Un 34enne ha denunciato in procura gli ignoti che si sono impossessati del suo account Facebook

Tutto è iniziato con una notifica sospetta, lo scorso maggio. Una richiesta di autoidentificazione per l’accesso al proprio profilo Facebook. Si è avviata così la trafila di tentativi falliti di hackeraggio del profilo di un 34enne, originario di Fabriano, culminati quando ignoti pirati della Rete sono infine riusciti a forzare l’accesso all’alias della vittima ed entrare in possesso dell’account. Un incubo per il 34enne andato avanti per quasi un mese da dopo che, il 10 maggio scorso, non era più riuscito ad accedere all’account a seguito di numerosi altri tentativi sospetti, ma sempre falliti. L’uomo aveva allora avviato un lungo iter per cercare di rientrare in possesso del proprio alias digitale, incontrando non poche difficoltà col fatto che gli hacker erano riusciti anche a dirottare gli invii dei codici segreti da parte di Meta ai propri dispositivi: impedendo il recupero delle credenziali da parte della vittima. Il calvario digitale è andato avanti, con tanto di piccoli prelievi disposti dagli ignoti pirati del Web attraverso l’account PayPal della vittima (collegato al profilo), fino alla fine del mese. Il 26 maggio infatti, dopo numerosi inviti da parte di Facebook a revisionare il proprio profilo, il 34enne si è visto poi recapitare finalmente il codice di accesso che gli ha permesso di rientrare nell’account per la prima volta dopo giorni.

È stato in quel momento però che l’uomo ha scoperchiato il vaso di Pandora, rendendosi conto del rischio di incappare in azioni legali da parte della stessa Meta per aver presuntamente violato la policy del social commercializzando senza autorizzazione prodotti contraffatti o diffondendo informazioni false circa la vendita di alcuni modelli di scarpe. Attività queste compiute però dagli hacker, nascosti dietro l’utilizzo indebito dell’account del 34enne, il quale oltre ad accuse di violazione di copyright si è visto anche ’accusato’ di non aver saldato un pagamento di oltre 300mila dollari da dover versare all’applicazione per le inserzioni pubblicitarie di Facebook: attività anche questa messa in piedi dagli hacker. Ecco perché il 34enne, assistito dall’avvocato Paolo Ghiselli, nei giorni scorsi ha depositato una formale denuncia-querela contro ignoti alla procura di Rimini, che è ora incaricata di rintracciare le persone accusate di truffa, sostituzione di persona, violazione di domicilio, interferenze illecite e danneggiamento di dati.

Francesco Zuppiroli