Intrigo internazionale: Pelliccioni finisce a processo per truffa

L’inchiesta riguarda le trattative per l’acquisto di Banca CIS: a San Marino l’imprenditore è stato assolto dalle accuse

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Il gup del tribunale di Rimini ha disposto il rinvio a giudizio per l’imprenditore riccionese Flavio Pelliccioni, difeso dall’avvocato Alessandro Petrillo. L’ipotesi di reato nei suoi confronti è di truffa. Insieme a Pelliccioni, dovrà affrontare il processo anche Giovanni Covino, difeso dall’avvocato Simone Sabatini, anche se l’accusa a suo carico riguarda un’altra vicenda. L’inchiesta, almeno per quanto riguarda Pelliccioni, ruota attorno alle trattative per il ventilato acquisto (mai andato in porto), da parte del finanziere arabo con cittadinanza inglese Mohammed Alì Turki, della sammarinese Banca CIS. Turki, attraverso il suo avvocato Stefano Caroli, aveva presentato due denunce, una a Rimini e una sul Titano, accusando Pelliccioni e l’egiziano Mohammed Ali Ashraf di averlo raggirato, inducendolo a pagare una polizza da un milione e 150mila euro, prospettandogli l’ottenimento attraverso una società con sede in Lettonia di un grosso finanziamento (per un totale di 50 milioni di euro), mai arrivato, necessario a perfezionare l’acquisizione della banca. Ricostruzione che Pelliccioni e Ashraf hanno sempre smentito. Il filone sammarinese dell’inchiesta si è concluso nei giorni scorsi. Il procuratore del Fisco di San Marino, Roberto Cesarini, evidenziando una istruttoria "lacunosa e inesistente", ha chiesto l’assoluzione con formula dubitativa tanto per Pelliccioni quanto per Ashraf. Richiesta che è stata accolta dal giudice Giovanni Bellucci. Ora l’imprenditore riccionese si prepara a giocare il secondo round, quello davanti alla giustizia italiana. Pelliccioni ha sempre ritenuto prive di fondamento le accuse mosse da Turki. L’avvocato che lo difende, Petrillo del foro di Rimini, confida che "sulla base degli elementi fin qui emersi il processo davanti al giudice di Rimini possa concludersi nello stesso modo di quello sammarinese, ovvero con l’assoluzione".

L’altro filone dell’inchiesta, nel quale Pelliccioni non è coinvolto, riguarda invece l’acquisto, anche questo mai concretizzatosi, di alcune auto superlusso, come Rolls Royce, Maserati e Bentley, per un valore superiore al milione di euro, per le quali Turkì e un altro straniero avrebbero sborsato sostanziosi anticipi.