
La nuova legge impone trasparenza e concorrenza: il Comune valuta come gestire il passaggio
L’estate è alle porte, ma sulle spiagge riminesi quest’anno non si parla solo di ombrelloni e lettini. Il tema caldo è un altro: il futuro delle concessioni balneari. Dopo anni di rinnovi quasi automatici, il vento è cambiato. Lo dice chiaramente la legge 166/2024, ma lo confermano anche le ultime decisioni dei giudici amministrativi: niente più proroghe indefinite, d’ora in poi si andrà verso gare pubbliche aperte e trasparenti.
Il principio è semplice: le spiagge sono un bene di tutti e devono essere assegnate secondo regole che garantiscano concorrenza, trasparenza e parità di trattamento. Un passaggio epocale, che riguarda direttamente Rimini, dove la gran parte degli stabilimenti balneari si trova ancora sotto regime di proroga.
Finora il Comune ha scelto una linea prudente, sfruttando la possibilità di estendere le concessioni fino al 31 dicembre 2027, come previsto dalla normativa nazionale. Una scelta che punta a tutelare il tessuto economico locale, fatto di imprese storiche e famiglie che da decenni gestiscono i servizi sulla spiaggia. Ma il quadro normativo sta cambiando più in fretta del previsto.
Un segnale chiaro è arrivato dal Consiglio di Stato, che il 26 marzo ha autorizzato la prosecuzione delle gare per l’assegnazione di 31 stabilimenti nel Comune di Roma, bloccate in un primo momento dal Tar. Per i giudici, l’interesse pubblico a garantire la continuità della stagione balneare e a promuovere la concorrenza ha prevalso sulle irregolarità formali contestate dai ricorrenti. In altre parole: le gare si possono (e si devono) fare, purché siano trasparenti e rapide.
Ma resta aperta una questione cruciale: quella degli indennizzi. Il cosiddetto Decreto Indennizzi, annunciato per fine marzo, non è ancora stato varato. Il governo ha preso tempo per confrontarsi con le Regioni, i Comuni e le associazioni di categoria. Bruxelles, dal canto suo, ha espresso perplessità: indennizzi troppo generosi potrebbero rappresentare un ostacolo alla concorrenza.
Intanto, chi lavora in spiaggia da anni resta in attesa di sapere se e come verranno riconosciuti gli investimenti fatti. La bozza del decreto, secondo le anticipazioni, prevede un rimborso calcolato sugli investimenti non ancora ammortizzati e su una quota di remunerazione degli ultimi anni. Ma finché il testo non sarà ufficiale, resta l’incertezza. E l’incertezza, si sa, è il peggior nemico per chi lavora stagionalmente, investe e programma con largo anticipo.
A Rimini, la partita è ancora aperta. La città, simbolo del turismo balneare italiano, si trova davanti a una sfida delicata: gestire il passaggio a un nuovo sistema senza penalizzare chi ha fatto della spiaggia una vera e propria impresa. Il rischio è trovarsi in mezzo: da una parte le pressioni europee, dall’altra i diritti di chi ha costruito valore sul territorio.
Una cosa è certa: il tempo delle proroghe sta per finire. E la prossima estate potrebbe essere l’ultima con le vecchie regole ancora in vigore. Rimini dovrà scegliere se restare ferma o guidare il cambiamento. Con equilibrio, ma senza più rinvii.