L’abbraccio di Rimini per i figli di Angela "Addio mamma, eri tu la nostra felicità"

Femminicidio di via Portogallo: grande commozione e lanterne cinesi per l’ultimo saluto alla donna uccisa dal marito

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"Eri la parte migliore della nostra vita. Grazie di tutto, mamma". Don Raffaele Masi abbraccia la figlia e i figli di Angela Avitabile. Il suo è l’abbraccio di una città intera, Rimini, che ieri mattina si è stretta attorno alla famiglia della donna di 62 anni uccisa con dodici coltellate dal marito, Raffaele Fogliamanzillo, il 22 aprile scorso. Una cerimonia sofferta e commossa, quella che si è svolta nella chiesa Regina Pacis di via Rovetta, a una settimana di distanza dal dramma consumatosi nella cucina dell’appartamento di una palazzina in via Portogallo, lì dove Raffaele ha colpito al collo, con un coltello a serramanico, la donna che aveva sposato quasi 40 anni prima. La morte di Angela, così brutale, così drammatica, è una ferita impossibile da rimarginare. Ecco perché, come ricorda don Masi,"le parole servono a poco. Tante ne sono state dette, in questi giorni, ma la verità è che siamo soli con noi stessi nella battaglia contro il dolore". Quello della morte "è un mistero troppo grande: per questo motivo ci rivolgiamo a te, Angela, nella speranza di intravedere un senso, chiedendoti di pregare per noi".

Alle parole di don Masi fanno da contrappunto quelle dei figli della 62enne, che hanno racchiuso il loro strazio in una lettera. "Oggi siamo qui per ricordarti come donna, come amica e come madre. Non ci hai mai fatto mancare nulla, cara mamma, e ci hai sempre sorretto di fronte alla difficoltà, affrontando anche gli ostacoli peggiori. Eri sempre disponibile, per ascoltarci, per consigliarci, per aiutarci. Grazie per averci reso ciò che siamo, delle persone rispettate per i loro valori. Oggi sappiamo che la felicità, la nostra felicità, eri proprio tu, cara mamma".

"Ci mancherai tanto – dicono, con una sola voce, i figli e la figlia di Angela, prima di uscire fuori dalla chiesa Regina Pacis per liberare in cielo delle lanterne cinesi, in ricordo della vittima –. Ci mancherà il tuo odore, la tua voce, la nostra quotidianità". Non un solo riferimento al padre, Raffaele, che da una settimana si trova in carcere ai ‘Casetti’. Nei giorni scorsi il 62enne aveva chiesto ripetutamente al suo avvocato, Viviana Pellegrini, di prendere parte al funerale della moglie. "Vi prego: lasciatemi salutarla per l’ultima volta". Dopo aver colpito la moglie con diversi fendenti (due dei quali, letali, a carotide e giugulare), nella cucina dell’appartamento in cui vive la figlia (che si trova sullo stesso pianerottolo di quello della coppia), l’uomo era salito in macchina e si era diretto in Questura, confessando il delitto agli agenti della Squadra mobile. Agli inquirenti ha detto di aver agito perché accecato dalla gelosia sospettando un tradimento da parte della moglie. Circostanza che pare, almeno stando ai primi rilievi, priva di fondamento. L’uomo, infatti, soffriva di sindrome ansiosa depressiva, con sintomi di bipolarismo. Disturbo per il quale era seguito dal Centro di igiene mentale dell’ospedale Infermi di Rimini: l’Ausl ne aveva proposto il ricovero in una struttura specializzata, ma il trasferimento dell’uomo era stato posticipato. Lorenzo Muccioli