Mutoid Rimini, la tribù del ferro compie 30 anni "Il nostro stile di vita è per tutti"

Santarcangelo, dal 1990 hanno creato una ‘repubblica autonoma’ in Romagna: realizzano sculture e macchine riciclando rottami

Mutoid, la tribù del ferro compie 30 anni

Mutoid, la tribù del ferro compie 30 anni

Santarcangelo (Rimini), 20 luglio 2020 - Dietro ai capelli grigi e al sorriso rassicurante di Strapper c’è la stessa anima ‘ribelle’ della fine degli anni ’80, quando lui e gli altri Mutoid furono costretti a lasciare l’Inghilterra. La Thatcher aveva vietato i rave party e fatto chiudere il loro campo, e la ‘tribù’ del ferro e del fuoco era in cerca di un nuovo villaggio. "Nel luglio del 1990 arrivammo a Santarcangelo direttamente dalla Spagna. Eravamo stati invitati dal Festival del teatro, per fare i nostri spettacoli. Cercavamo un nuovo campo base, ma non immaginavamo che Santarcangelo sarebbe diventata la nostra casa".

E invece…

"E invece dopo trent’anni siamo ancora qui, felici di esserlo. Molti di quelli che arrivarono nel 1990 ora sono altrove, o sono morti. Ma nel corso degli anni sono passati tanti altri Mutoid, e il campo è più vivo che mai".

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Eppure l’accoglienza a Santarcangelo non fu delle migliori.

"Me li ricordo bene quei giorni. Ci dissero che dovevamo accamparci vicino al fiume Marecchia. Noi ci opponemmo: era troppo pericoloso. Per tre giorni siamo rimasti in un parcheggio vicino al centro storico, in attesa di una soluzione. Poi trovammo la soluzione. C’era questa ex cava, non lontano dal fiume. Era perfetta. Non ci siamo più mossi…".

Per i santarcangiolesi fu uno choc: i capelli colorati, le creste da punk, i vestiti stracciati. E quelle macchine mostruose costruite con rottami di ogni genere.

"Per il paese eravamo come dei marziani, ma in fondo siamo stati accolti bene fin da subito. Certo, eravamo strani, avevamo le nostre regole di vita. Ma stavamo simpatici alla gente del posto. Anche perché avevamo capito che non dovevamo prenderci troppo sul serio… Come puoi farlo, se giri con un maxi teschio sul camion?".

Dal 1990 il campo è cambiato molto. E anche i Mutoid. C’è chi dice che vi siete un po’ imborghesiti… È così?

"Ma no… Al contrario abbiamo dimostrato che il nostro stile di vita può essere per tutti, che si può fare a meno del consumismo riciclando e dando nuova vita a rifiuti e materiali di scarto. Anche se oggi è diventato molto più difficile per noi trovare materiale. Se ci siamo fermati a Santarcangelo, è stato anche per la vicinanza a Gambettola, che era famosa per la presenza di tanti rottamai. Ma la nostra filosofia è rimasta immutata, e ci sono sempre più Mutoid in giro per il mondo. Il campo, nel frattempo, è migliorato: oggi grazie a noi c’è tanto più verde, abbiamo molte più docce e tutti i servizi necessari. Nei primi anni andavamo a fare il bagno e a rinfrescarci nel lago qui vicino (il lago Azzurro)".

Santarcangelo resterà la base dei Mutoid ancora a lungo, o c’è voglia di cambiamento?

"La Romagna è la nostra casa. Siamo perfettamente integrati. Il campo è aperto a tutti, facciamo laboratori del riciclo ed eventi per la popolazione. Le nostre opere sono presenti nelle città, negli hotel, nei locali, nei negozi. Ecco, qui stiamo benissimo, ma c’è il progetto di aprire un altro campo base in Sicilia, sull’Etna".

Ferro, fuoco e amore per l’Italia: è il segreto dei Mutoid?

"Il segreto è stato continuare a essere noi stessi e farci accettare per quello che siamo". Mutanti, ma fedeli ai propri valori.