FRANCESCO ZUPPIROLI
Cronaca

Rivoluzione Pronto soccorso, come funziona il Cau: "Niente triage, valuterà il medico"

All’ospedale “Cervesi“ di Cattolica il cambio rotta per la gestione delle urgenze è già partito. La dottoressa Poletti: "Qui il primo ’Cau’ in provincia. Solo i pazienti gravi vanno a Rimini o Riccione"

Raffaella Poletti, medico della continuità assistenziale al Cau di Cattolica

Raffaella Poletti, medico della continuità assistenziale al Cau di Cattolica

Rimini, 20 settembre 2023 – La rivoluzione-sanità parte dalla provincia riminese. Più precisamente da Cattolica, ospedale ’Cervesi’, lì dove il punto di primo intervento si è già messo a capo della fila nel guidare la transizione del modello regionale per la gestione dei codici a bassa complessità mutando – più nella forma che nella sostanza – il proprio status verso il neo-acronimo "Cau". Centro di assistenza e urgenza, il primo intervento dell’ospedale ’Cervesi’ a Cattolica già dallo scorso luglio, nell’ambito del potenziamento delle medicina territoriale, ha avviato un’operatività di 12 ore al giorno prima e quindi di 24 da ottobre 2022.

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Ma dopo sostanzialmente un anno ’di prova’ a regime di h24, 7 giorni su 7, con la presenza di un medico di continuità assistenziale, accoppiato a un infermiere esperto di Pronto soccorso e un operatore socio-sanitario, il punto di primo intervento si accoda al presidio di Cervia nella metamorfosi verso l’assistenza-urgenza formato Cau.

Complessivamente, infatti, la squadra sanitaria del presidio conta 8 medici di continuità assistenziale, che lavorano su turni di 6 ore di giorno e 12 di notte, con raddoppio di medico nel periodo estivo, e l’associazione di 8 infermieri e 6 operatori. L’obiettivo? La presa in carico dei codici a bassa complessità, nonché la prima gestione di quei casi più gravi che dovranno poi essere invece dirottati verso i Pronto soccorsi.

 non a caso nel periodo di attività, il pronto intervento di Cattolica ha gestito per il 2023 già 8.543 accessi, di cui 5.908 codici bianchi e 2.183 verdi. "Il presidio d’altronde nasce proprio per gestire questi casi meno gravi – spiega il medico di continuità assistenziale al Cau di Cattolica, Raffaella Poletti –. Ciononostante, nostro compito è anche quello di orientare in rete e collaborazione con i colleghi dei Pronto soccorsi di Rimini e Riccione quei pazienti più gravi che dopo essere stati stabilizzati qui per il trasporto in 118 vengono però poi presi in carico negli altri ospedali".

Perché in sostanza, quel che rende un Cau tale rispetto al Pronto soccorso è "il non poter contare sull’équipe di specialisti di turno da fare accorrere nelle situazioni di emergenza, nonché il fatto che da dopo le 20 la radiologia possa contare su un solo tecnico non presente ma reperibile", specifica Raffaella Poletti.

L’obiettivo, insomma, è quello di intercettare i casi meno gravi prima che questi si catapultino nei Pronto soccorso, intasandoli, pur senza limitarsi al bianco e al verde, ma caricandosi del primo intervento, appunto, di qualsiasi urgenza, per poi "dirottarla consapevolmente negli ospedali più attrezzati".

Niente insomma che vada "a sovrapporsi con l’attività ambulatoriale del Cervesi – continua la dottoressa –, che comunque per una consulenza è sempre a un piano di distanza".

Il vero punto nevralgico della rivoluzione infatti passa dal fatto che da inizio ottobre il punto di primo intervento o Cau che dir si voglia non conterà più sul triage (il presidio infermieristico per l’assegnazione dei codici).

"Non ci sarà più l’infermiere per la valutazione – continua Raffaella Poletti –, ma dopo una prima anamnesi sarà il medico stesso a compiere la valutazione sulla gravità del paziente assegnando lui il codice-colore".

Un meccanismo tanto semplice quanto da collaudare e per il quale "può sembrare che possano ingenerarsi ritardi, ma la formazione del personale e la qualità della squadra di professionisti saprà come guidare questa transizione senza troppe conseguenze o ritardi".

È fiduciosa Raffaella Poletti, convinta che "ci sarà comunque spazio per gli adattamenti secondo necessità e dei periodi dell’anno. La parte più complicata sarà gestire le tempistiche di attesa per l’arrivo delle ambulanze nei casi che non potranno essere gestiti in struttura. Ma la transizione per la gestione dei codici a minore intensità è già qui e sta funzionando".