Quando il poliziotto sparò contro l’auto in fuga

L’auto, alla quale aveva intimato l’alt, non si era fermata e lui, agente della Polizia stradale, aveva sparato. Quattro colpi, tutti in direzione di quella Lancia Y che stava fuggendo, in via

Tonale quel sabato primo giugno del 2019. Nessuna persona

era rimasta ferita in quell’episodio. Il poliziotto che aveva esploso i colpi (difeso dall’avvocato Piero Venturi) era stato iscritto nel registro degli indagati. L’ipotesi di reato a suo carico era quella prevista dall’articolo 703

del codice penale, ovvero "accensioni ed esplosioni pericolose". Lo scorso gennaio l’agente ha però ottenuto l’estinzione del reato attraverso quella che viene definita "oblazione", ovvero attraverso il pagamento di una sanzione corrispondente ad un terzo di quella prevista dal codice penale: circa 34 euro. La richiesta è stata presentata ieri dal suo legale e accolta dal giudice monocratico. Al poliziotto, che ha alle spalle anni di servizio ed è stato inoltre più volte decorato per meriti conquistati sul campo, è stato riconosciuto il fatto in una situazione di grave pericolo per sé e per i colleghi. È stato inoltre tenuto conto dell’imputazione per resistenza a carico del fuggiasco e dei referti del medico. Quel giorno, durante il controllo, il poliziotto era rimasto ferito ad un braccio sinistro: l’auto non si era fermata all’alt e, tirando dritto, aveva colpito all’arto l’agente che aveva tentato, in qualche modo, di bloccare la sua corsa. Lo stesso agente aveva però estratto la pistola dalla fondina ed aveva fatto fuoco, esplodendo non uno, ma quattro colpi, in sequenza, uno dietro l’altro. I proiettili avevano bucato il lunotto posteriore della Y10, senza, per fortuna, centrare il conducente, un riminese di 26 anni, all’epoca incensurato, che dopo 500 metri era stato fermato dalla Polizia.