Slow food ‘incorona’ la cipolla di Santarcangelo

Riconosciuta come un prodotto tipico da tutelare e valorizzare. La sindaca Parma: "Ora vogliamo rilanciare la sua coltivazione"

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È uno dei prodotti più tipici e conosciuti di Santarcangelo. E ora Slow food ha deciso di inserire la famosa cipolla dell’acqua di Santarcangelo tra i cibi da tutelare e promuovere. La caratteristica ’cipolla bionda’ entra così tra i prodotti dell’Arca del gusto di Slow Food, che (dalla fine degli anni ’90) catagola il patrimonio agroalimentare da salvare in ogni parte del mondo per promuovere un modello di agricoltura basato su biodiversità e rispetto del territorio e della cultura locale.

La cipolla dell’acqua fa parte, a pieno titolo, della storia di Santarcangelo. Prima che nascesse l’associazione ’Città viva’, negli anni ’90 esisteva un’altra associazione che riuniva negozi e ristoranti del centro e che aveva come simbolo proprio la famosa cipolla dell’acqua. Che veniva tradizionalmente coltivata, in grandi quantità, lungo il Marecchia. Per anni tante famiglie santarcangiolesi si sono dedicate alla coltivazione della cipolla, tanto che i santarcangiolesi venivano chiamati dai riminesi ’i cipolloni’. Oggi la produzione si è ridotta molto, ma resta un prodotto tipico che viene tuttora valorizzato in varie occasioni, a partire dalle Fiere di San Michele e di San Martino. "Da tempo l’amministrazione – osservano la sindaca Alice Parma e l’assessore al turismo Emanuele Zangoli – porta avanti un percorso di valorizzazione e riscoperta della cipolla dell’acqua per preservarne la tradizione e biodiversità e rilanciarne la produzione, e il riconoscimento di Slow food è un bel passo". Non l’unico: "Proseguiremo con altre iniziative, e con l’iter per ottenere la denominazione comunale d’origine".