Soanne lago dei divieti, basta tuffi e cibo alle oche

Pennabilli, ordinanza impedisce la balneazione e di dare da mangiare agli animali: per i trasgressori multe da 200 euro in su

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Tuffi proibiti al lago di Soanne di Pennabilli e divieto di cibare anatre e oche selvatiche su tutto il territorio. Nei giorni scorsi alcuni ragazzi sono stati immortalati da alcuni residenti a correre e fare il bagno dentro il lago di Soanne, chiamato Lago di Andreuccio, non curanti del divieto di balneazione. Nessun intervento o multa per i ragazzi che si sono tuffati di testa ma rabbia e polemiche tra i residenti. "Noi non facciamo nemmeno bagnare a bordo lago i nostri cagnolini – commentano i pennesi – è davvero pericoloso per le persone. Servono più controlli".

Pochi giorni dopo la segnalazione sui social dei tuffi proibiti, sono apparsi nuovi cartelli di divieto, per accedere al vecchio pontile, affacciato proprio sul lago.

"Attenti a non fare la fine del pastore Andreuccio" viene scritto nel cartello. Gli avvisi rimandano alla famosa leggenda che narra la tragica storia d’amore del giovane Andreuccio finito in fondo al lago. Da una parte il divieto è legato alla sicurezza per accedere al vecchio pontile, dall’altro molti credono sia un nuovo disincentivo a fare bagni nel lago, come successo nelle scorse settimane.

Il lago di Soanne è il lago dei divieti, perché nelle scorse settimane è arrivata una nuova ordinanza di divieto nel dare da mangiare agli anatidi (anatre, oche selvatiche e germani reali) presenti in grande numero anche al lago.

"Sono presenti molti anatidi allo stato libero sul territorio comunale – si scrive nell’ordinanza del sindaco – e visto il serio rischio igienico sanitario, vietiamo a chiunque, salva autorizzazione a fini sanitari e scientifici, di somministrate cibo agli uccelli, compreso il divieto di gettare a terra granaglie, scarti e avanzi alimentari".

Chi non rispetta il provvedimento, dichiara l’ordinanza, è punibile per legge con multe da 200 euro in su fino all’arresto di tre mesi, come stabilito da art. 650 del Codice penale.